mercoledì, 3 Dicembre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Opposizioni all’attacco tra accuse di immobilismo e scandali, ma i numeri per far cadere il governo restano lontani

Sfiducia a Schifani, giornata ad alta tensione all’Ars

PALERMO — Una seduta destinata a lasciare il segno quella che si è aperta all’Assemblea regionale siciliana, dove è approdata la mozione di sfiducia contro il presidente della Regione, Renato Schifani. Un atto politico duro, annunciato da tempo, che trova la Sicilia nel pieno della sessione di bilancio e in un clima di crescente conflittualità interna.

A promuovere la mozione sono stati Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Controcorrente, che nel documento elencano oltre una decina di motivazioni: riforme mancate, gestione giudicata opaca della macchina amministrativa, promesse disattese e, soprattutto, un contesto di scandali che — secondo l’opposizione — avrebbe indebolito la credibilità del governo regionale.

Il dibattito si è sviluppato in un clima acceso. L’opposizione ha parlato di un esecutivo “travolto da ombre” e incapace di affrontare i nodi strutturali dell’Isola. C’è chi ha evocato un governo “logorato da errori e clientele”, chi ha denunciato una Regione “immobile”, chi ha sottolineato l’urgenza di “ridare fiducia ai siciliani”.

Dall’altra parte, la maggioranza ha ribadito compatta il proprio sostegno a Schifani. Le forze che sostengono il presidente hanno bollato la mozione come “un atto di propaganda”, “un esercizio sterile” e “un tentativo di destabilizzare la Sicilia proprio nel momento in cui occorre responsabilità per il bilancio”.

Alcuni malumori all’interno del centrodestra sono emersi nelle ultime settimane, ma non si sono tradotti in rotture. L’asse che sostiene il governo continua a mostrare una tenuta compatta.

La mossa dell’opposizione arriva in un momento particolarmente delicato. Non ci sono procedimenti giudiziari che coinvolgano il presidente, ma il clima politico regionale è appesantito da inchieste, tensioni interne e dalla percezione diffusa di una macchina amministrativa poco incisiva.

Presentare la mozione a ridosso della manovra finanziaria è una scelta politica precisa: mettere il governo spalle al muro in un passaggio cruciale e costringerlo a confrontarsi con le criticità che, secondo i gruppi proponenti, ne hanno minato l’efficacia.

Al di là del confronto politico, resta un dato: la mozione aveva scarsissime possibilità di essere approvata. Servivano 36 voti, la maggioranza assoluta dell’Assemblea.

L’Assemblea regionale siciliana ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Renato Schifani. I ‘no’ al documento firmato da Pd, M5s e Controcorrente sono stati 26, i contrari 41. Tre gli assenti: Alessandro De Leo (Forza Italia), Fabrizio Ferrara (FdI) e Carmelo Pace (Dc).

La sfiducia dunque non è passata, ma il voto resta politicamente significativo. Sancisce la frattura tra governo e opposizioni e fotografa una Sicilia in cui il tema della credibilità istituzionale pesa più che mai.

Al di là dell’esito — quasi scontato sin da subito — la seduta odierna ha rappresentato un passaggio simbolico: un richiamo, per la politica siciliana, a interrogarsi sul proprio ruolo, sulle proprie responsabilità, su un rapporto con i cittadini che appare sempre più fragile.

La sfiducia non farà cadere il governo, ma ha costretto tutti — maggioranza e opposizione — a guardarsi allo specchio.

22.7 C
Palermo

Seguici sui social