domenica, 26 Ottobre 2025
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Mentre il presidente della Regione rivendica i risultati economici, gli analisti segnalano il persistere di un forte gap occupazionale e una partecipazione al lavoro ancora tra le più basse d’Europa

Schifani: «Sicilia in crescita», ma i nodi strutturali restano

“La Sicilia continua a rafforzarsi e a crescere”, scrive su Facebook il presidente della Regione Renato Schifani, commentando i dati economici dell’Isola. In particolare, cita la riduzione delle ore di cassa integrazione secondo la Cgia di Mestre, l’aumento delle imprese attive segnalato da Unioncamere e un incremento dell’occupazione del +4,6% secondo Banca d’Italia — una crescita “tre volte superiore alla media italiana”. Inoltre viene sottolineato che anche il PIL regionale negli ultimi due anni “ha fatto registrare un tasso di crescita quasi doppio rispetto al resto del Paese”.

Schifani sostiene che questi sono “elementi oggettivi che confermano l’efficacia delle azioni messe in campo dal governo regionale nei primi tre anni di mandato” e che nei due anni rimanenti della legislatura si lavorerà “a consolidare ulteriormente questi risultati e a rendere la Sicilia un modello duraturo di sviluppo e competitività”.

Tuttavia — pur riconoscendo i segnali positivi — gli analisti mettono in guardia: la crescita va letta in un contesto di partenza molto basso e restano nodi strutturali non risolti.

Negli ultimi due anni la Sicilia ha registrato un aumento del PIL superiore alla media nazionale, trainato soprattutto dai settori delle costruzioni e dei servizi. Anche l’occupazione, in crescita costante, mostra un trend incoraggiante, con un incremento percentuale più alto rispetto al resto del Paese. Parallelamente, il numero di imprese attive è in aumento, segno di un tessuto produttivo più dinamico rispetto al recente passato.

Nonostante la crescita percentuale, la Sicilia parte ancora da livelli inferiori alla media italiana. Il PIL pro capite dell’isola resta circa la metà di quello del Nord Italia e il tasso di occupazione, pur in aumento, è ancora tra i più bassi d’Europa: meno di un siciliano su due in età lavorativa ha un impiego stabile.

Il tasso di disoccupazione si mantiene elevato, vicino al 15%, con punte ancora più alte tra i giovani e le donne. Inoltre, molte delle nuove posizioni lavorative sono a tempo determinato o a bassa retribuzione, a testimonianza di una crescita che non sempre si traduce in benessere diffuso.

Anche la produttività resta un nodo irrisolto, così come la fragilità del tessuto industriale e la scarsa capacità di attrarre investimenti privati. A incidere sono pure le carenze infrastrutturali, la lentezza della burocrazia e la difficoltà di trasformare gli investimenti pubblici in sviluppo strutturale.

Il quadro che emerge è dunque duplice: da un lato la Sicilia mostra segnali di ripresa e dinamismo — crescita del PIL, aumento dell’occupazione, avvio di nuove imprese — che rendono plausibile la rivendicazione del presidente Schifani. Dall’altro lato, il confronto con le medie nazionali ed europee segnala che l’Isola deve ancora colmare un profondo divario in termini di partecipazione al lavoro, qualità dell’occupazione e redditi.

In questo senso, l’efficacia delle politiche messe in campo va contestualizzata: crescere “più della media” non significa automaticamente raggiungere i livelli della media. La vera sfida, nei prossimi due anni di legislatura, sarà consolidare i risultati e trasformare i miglioramenti congiunturali in crescita stabile e duratura. La Sicilia, insomma, cresce più degli altri, ma è ancora molto indietro.

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