lunedì, 7 Aprile 2025

Commozione all'arrivo della salma nella città natale della ragazza uccisa a Messina. Domani i funerali

Sara, il silenzio e il dolore: Misilmeri si ferma per l’ultimo saluto

Sara Campanella è tornata nella sua casa di Misilmeri. Non da viva, purtroppo. Il silenzio e il dolore sono tangibili fra le strade del comune palermitano, quando il carro funebre bianco arriva in paese, scortato dalla polizia municipale e dalle auto dei familiari. Per la ragazza universitaria, i cui sogni sono stati spezzati da una mano crudele, è l’ultimo viaggio.

Ieri la veglia privata a casa con genitori e familiari più stretti, dilaniati dallo strazio per la perdita del loro angelo. Oggi invece la camera ardente dentro la Chiesa delle Anime Sante di Misilmeri.

Sara studiava Tecniche di Laboratorio Biomediche a Messina. Sognava di laurearsi, di specializzarsi, di realizzare la sua vita. Ma non aveva fatto i conti con l’assurda imprevedibilità dell’esistenza che ha mandato sulla sua strada Stefano Argentino, un collega che l’ha colpita ferocemente con un coltello, mettendo fine alle sue ambizioni terrene e alle grandi aspettative dei suoi genitori.

Un gesto folle, dettato da un interesse ossessivo e insano per la collega mai ricambiato. Tra loro non c’era alcuna relazione, ma Argentino era incapace di accettare il rifiuto e ha deciso di spingersi lì dove nessun essere umano dovrebbe, procurando, senza pietà, ferite non rimarginabili a Sara, alla famiglia della 21enne e ai suoi affetti. Ma anche a sé stesso e a chi gli stava accanto.

“Lei pensava di essere coraggiosa”, ha detto la madre della ragazza, Maria Concetta Zaccaria, con la voce spezzata dal dolore. “Voleva persuaderlo con la gentilezza”. Eppure, seppur gentile, era stata decisa e chiara. “Non mi devi seguire, non voglio niente da te, devi lasciarmi in pace”. Quelle coltellate, cinque, una fatale all’arteria del collo, sono state la risposta cinica, spietata e inaccettabile al no di Sara.

Misilmeri, Palermo, Messina, la Sicilia, ma anche l’Italia intera, adesso restano attonite e ancora una volta sotto choc per l’ennesimo delitto insensato. Lacrime e silenzio al passaggio del carro funebre che riporta a casa ciò che resta della 21enne. La sirena improvvisa della polizia municipale che scorta il carro funebre sembra quasi una sveglia che ci spinge a riflettere sulle ragioni di questa società in cui viviamo che appare ogni giorno sempre più malata, un luogo in cui sempre più spesso giovani e meno giovani perdono freni inibitori e valori.

Perché Argentino non è un caso isolato. Prima uno come lui sarebbe stato definito “mostro”. Ma ci stiamo forse abituando, più o meno inconsapevolmente, a questo genere di mostruosità e non percepiamo quasi più la gravità del cambiamento malsano della nostra società. Sara è un altro esempio drammatico di quanto sia impellente, urgente, irrevocabile la necessità di educare al rispetto, alla libertà dell’altro, al valore del no. Quante volte lo abbiamo sentito dire?

Il funerale di Sara verrà celebrato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice domani 7 aprile a San Giovanni Battista a Misilmeri. Previsto perfino un maxischermo in piazza per evitare afflussi eccessivi dentro la chiesa.

Sarà lutto cittadino nel paese natale di Sara ma anche a Palermo. In diversi comuni palermitani sarà alzata la bandiera a mezz’asta. Anche il Palermo calcio, durante il match contro il Sassuolo di oggi pomeriggio, ha in serbo un’iniziativa per ricordarla. La squadra scenderà in campo con una maglietta col suo nome e con quello di tante vittime di femminicidio.

Un dolore sentito, manifestato sui social, in tv e in strada, con tante fiaccolate organizzate, manifestazioni ed eventi. Ma stavolta le parole non possono e non devono bastare, perché sarebbe l’ennesimo sacrificio inutile. Le solite parole buttate al vento.

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