Il divario tra Nord e Sud emerge ancora una volta dalla 27esima edizione dell’Indagine sulla Qualità della Vita 2025 nelle province italiane promossa da ItaliaOggi e da Ital Communications, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma. Nove sono le dimensioni di analisi in cui si articola il rapporto: Affari e Lavoro, Ambiente, istruzione e Formazione, [coffice_banner slot="article_inline1"] Popolazione, Reati e Sicurezza, Reddito e Ricchezza, Sicurezza Sociale, Sistema Salute e Turismo, Intrattenimento e Cultura. A guidare la classifica generale è Milano che primeggia per reddito, dotazione di servizi, gestione delle infrastrutture, vitalità del tessuto produttivo. Il capoluogo lombardo è seguito, fino alla quinta posizione, da Bolzano, Bologna, Firenze e Monza Brianza, mentre agli ultimi cinque posti si trovano Agrigento, Foggia, Reggio Calabria, Crotone e Caltanissetta. Relativamente alle altre province siciliane, la classifica generale vede purtroppo Ragusa al 78° posto, Messina al 90°, Trapani 91esima, Enna 96esima, Palermo 99esima, Catania al 100° posto, Siracusa in 102esima posizione.
Palermo arranca in qualità ambientale, un po’ meglio il sistema salute
Come già accennato, Palermo è 99esima in graduatoria generale, guadagnando però una posizione rispetto al 100° posto della classifica dello scorso anno. Scendendo nei dettagli, “si respira un po’” nel Sistema Salute in cui il comprensorio si piazza al 14° posto; per il resto, se pur con qualche miglioramento, il territorio deve fare purtroppo fronte ai problemi di sempre che evidenziano la necessità di provvedimenti volti ad arginare fenomeni come disoccupazione, criminalità e povertà. Sul fronte Affari e Lavoro, ad esempio, Palermo si trova al 100° posto, all’84° per quanto concerne il Reddito, ed è 73esima e 91esima nelle voci Reati e Sicurezza Sociale. Nel turismo, settore fondamentale per lo sviluppo economico di tutta la Sicilia, ricca di storia, tradizioni e con un immenso patrimonio artistico e culturale, il territorio palermitano passa dal 57° posto del 2024 alla 49esima posizione di quest’anno. Seppure con qualche passo avanti, c’è dunque ancora molto da lavorare ad esempio sul fronte della destagionalizzazione che avvantaggerebbe tantissimo Palermo e tutta l’Isola in termini di presenze, introiti e fatturato. Nelle voci Istruzione e Popolazione il capoluogo si trova oltre il cinquantesimo posto, ma dove si arranca di più è la qualità ambientale che vede Palermo 106esima.
La situazione nelle altre province siciliane
Quello della qualità ambientale, come si evince dall’indagine, sembra essere un grosso problema anche in altre zone della Sicilia: “A braccetto” con Palermo, infatti, vanno anche Messina e Catania (101esima e 107esima posizione). Le cose non vanno meglio sul fronte del lavoro che vede arrancare Agrigento, 105esima in quest’ambito come nel Reddito e Siracusa, che si trova al 106° posto. Enna è fanalino di coda per Turismo, Intrattenimento e Cultura, Trapani va male soprattutto nel Sistema Salute (100° posto), Ragusa e Caltanissetta arrancano soprattutto nell’Istruzione (104° e 106° posto), il territorio ibleo però è sorprendentemente quinto nella Sicurezza Sociale. Positivi se vogliamo sono anche l’11°, il 21° e il 23° posto nel Sistema Salute di Catania, Caltanissetta (comunque ultima in graduatoria generale) e Messina e la 35esima posizione di Enna alla voce Reati, mentre tutte le altre province siciliane, negli ambiti presi in considerazione, sono molto più indietro.
Spadafora (Unimpresa): “Situazione che va avanti da decenni”
Sui dati dell’indagine riguardanti la Sicilia, ci ha lasciato un commento Giuseppe Spadafora, presidente di Unimpresa Sicilia e vice presidente nazionale. “Il report – afferma Spadafora – chiarisce una volta per tutte una situazione che ormai va avanti da decenni, a partire dagli anni ’70 in poi, che ha visto un degrado della situazione nelle grandi città siciliane e un peggioramento delle proprie posizioni di anno in anno. I fattori determinanti, – prosegue – chiaramente, sono essenzialmente, quello dell’assenza di politiche strutturate in un lungo periodo e una visione miope di quello che è il domani. Questo – conclude Spadafora – non ha consentito di sviluppare processi inclusivi che valorizzino sul territorio le migliori risorse specialmente umane per creare quelle sinergie necessarie a generare lo sviluppo più integrato possibile e far crescere i territori e in particolar modo le grandi città siciliane in maniera
adeguata, tenendoci reclusi come fanalino di coda nelle classifiche di qualunque genere e natura”.



