mercoledì, 10 Dicembre 2025
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Il dato è emerso durante il congresso annuale dell’Associazione Georgia. Gli episodi di morte endouterina fetale sono avvenuti a Palermo e Sciacca

Progetto “La morte perinatale”: gestiti 10 casi in 2 mesi e mezzo

A 2 mesi e mezzo dall’avvio del progetto “La morte perinatale: Unmeet Need”, sono già 10 i casi di morte endouterina fetale gestiti dall’Associazione Georgia nelle tre strutture sanitarie che hanno aderito all’iniziativa. Sono la casa di cura Triolo-Zancla, gli ospedali Buccheri La Ferla e Giovanni Paolo II di Sciacca.

Il dato è emerso durante “Conversazioni sul perinatale”, il congresso annuale organizzato dall’Associazione palermitana che, dal 2013, sostiene le coppie che perdono un bambino in gravidanza o dopo il parto. Psicologi, psichiatri, ginecologi, neonatologi, pediatri, ostetrici e altri professionisti del mondo della sanità si sono dati appuntamento per affrontare un ventaglio di problematiche molto delicate. A partire dalla natimortalità, ovvero il rapporto dei feti nati morti sul totale dei nati. Si tratta di uno degli indicatori di salute della popolazione più importanti e, insieme al tasso di mortalità neonatale precoce (ovvero entro la prima settimana di vita), costituisce la cosiddetta “mortalità perinatale”.

Ogni anno, a livello mondiale, sono 2 milioni i bambini che nascono senza vita. La prevalenza è maggiore nei Paesi a basso reddito, con un’ampia variabilità legata alla qualità del sistema sanitario. Il 45-50% di questi episodi avviene durante il travaglio.

Nel nostro Paese, l’incidenza di eventi ostetrici avversi (interruzioni spontanee di gravidanza, morte endouterina fetale, morte improvvisa intrauterina) è significativa: aggiungendo anche la morte improvvisa del lattante (più conosciuta come “morte in culla”) si arriva al 25%.

Il lutto perinatale e la sua gestione sono una sfida a tutti i livelli. Negli anni la sensibilità attorno a queste tematiche è aumentata e il convegno “Conversazioni sul perinatale” ne è una dimostrazione tangibile. L’approccio che è stato scelto è multidisciplinare. Sono stati infatti affrontati aspetti puramente medici, ma grandissimo spazio è stato dato anche alle ripercussioni psicologiche che questi traumi hanno sulle coppie in generale e sulle donne in particolare. Le interruzioni di gravidanza e i decessi in epoca perinatale hanno ricadute psicologiche rilevanti, arrivando anche alle psicopatologie. Indispensabile la creazione di équipe specialistiche e preparate in modo specifico su come affrontare i casi di natimortalità.

Tra gli argomenti più interessanti anche gli hospice perinatali, cioè ambienti destinati al travaglio delle donne che decidono di non interrompere le gravidanze caratterizzate da patologie fetali incompatibili con la vita e che preferiscono arrivare al parto, seppur consapevoli dell’esito avverso. È stata riportata l’esperienza dell’hospice perinatale del Policlinico Gemelli di Roma, attivo dal 2016.

“C’è necessità di parlare di questi temi – afferma Loredana Messina, psicologa, psicoterapeuta e presidente di Georgia – ed è per questo che abbiamo scelto il titolo ‘Conversazioni sul perinatale’ per il nostro congresso. Quest’anno è stata anche l’occasione per fare il punto sull’andamento del progetto ‘La morte perinatale’, finanziato dall’assessorato regionale alla Salute e che sta andando avanti sia con la formazione del personale delle strutture sanitarie convenzionate con la nostra associazione, sia con il nostro intervento concreto in caso di eventi ostetrici avversi, che sono stati già 10. La formazione è fondamentale perché la gestione del lutto perinatale non si può improvvisare: ogni persona – il ginecologo, l’ostetrico, lo psicologo, l’infermiere – deve sapere cosa fare e come farlo per stare vicino ai genitori e per far sì che il lutto venga elaborato nella maniera corretta, evitando che abbia un impatto devastante”.

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