Non c’è stata la raffica di condanne chieste dalla Procura. Nel nuovo filone del processo “Spaccaossa”, il Tribunale di Palermo ha emesso una sentenza che ridisegna il quadro accusatorio e attenua gran parte delle pene richieste. A fronte di richieste pesanti da parte del pubblico ministero, le condanne sono state sensibilmente più basse e in un caso è arrivata un’assoluzione piena.
Il collegio giudicante, presieduto da Salvatore Flaccovio con a latere i giudici Patty Fiocco e Vincenza Gagliardotto, ha letto in aula il dispositivo che chiude uno dei capitoli più complessi della maxi inchiesta “Spaccaossa”, il sistema criminale che ruotava attorno ai falsi incidenti e alle fratture volontariamente procurate per ottenere rimborsi dalle compagnie assicurative.
La decisione del tribunale
Le pene inflitte vanno da poco meno di sei anni fino a oltre sette anni di reclusione. Nello specifico, Benedetto Mattina è stato condannato a 7 anni e 5 mesi, Michele Caltabellotta a 6 anni e 10 mesi, Alessandro Santoro a 6 anni e 8 mesi, Natale Santoro a 6 anni e mezzo, Orazio Falliti a 6 anni e un mese e Giuseppe Di Maio, detto “fasulina”, a 5 anni e 11 mesi.
È stato invece assolto “perché il fatto non sussiste” Vincenzo Petruzzo, difeso dall’avvocato Vincenzo Giambruno, per il quale la Procura aveva chiesto una condanna a sei anni e otto mesi. La sentenza, per lui, rappresenta una piena riabilitazione dopo anni di accuse ritenute infondate dai giudici.
Determinante si è rivelato il lavoro dei legali della difesa – Giambruno, Zummo, Turrisi, Pillitteri e Di Matteo – che hanno contestato con decisione la ricostruzione dell’accusa, evidenziando contraddizioni e mancanza di prove solide per alcuni degli imputati.