Tra gli arrestati stamani a Palermo, con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione ed estorsione, c’è anche un volto noto della politica palermitana, ovvero il politico palermitano Mimmo Russo. La sua carriera politica è iniziata alla fine degli anni ’90 con l’elezione a consigliere di circoscrizione.
Un’attività che è proseguita dal 2001 al 2022 da consigliere comunale di Palermo con diverse casacche. Mimmo Russo ha militato in Alleanza Nazionale nel Movimento per l’Autonomia, in Azzurri per l’Italia e nel Movimento Palermo 2022, lista che appoggiava Leoluca Orlando alle elezioni comunale del 2017. Dopo qualche mese dall’elezione a consigliere comunale con l’ex sindaco di Palermo, il passaggio a Fratelli d’Italia.
Russo è stato incastrato dalle dichiarazioni di numerosi pentiti e dalle intercettazioni. E’ accusato dalla Procura di Palermo, che ne ha richiesto l’arresto, di aver promesso e procurato posti di lavoro in cambio di voti. L’ex consigliere avrebbe anche utilizzato la sede del sua Caf per l’affidamento in prova ai servizi sociali di diversi condannati per mafia che, grazie al suo aiuto, uscivano dal carcere.
Secondo la procura di Palermo, Mimmo Russo dava soldi e buoni benzina a esponenti mafiosi che venivano poi usati dai clan per comprare voti. Un sistema che permetteva a cosa nostra il controllo sulle elezioni. L’indagato avrebbe finanziato anche feste di quartiere organizzate da famiglie mafiose.
Ma le accuse non finiscono qui. Quando era consigliere comunale, presidente della Commissione urbanistica, avrebbe facilitato alla mafia il controllo degli appalti. Nel 2012, in occasione delle elezioni regionali, avrebbe fatto un accordo con il boss dello Zen Sandro Diele, per avere i voti del quartiere. In cambio soldi, cibo e buoni benzina.
Storia simile nel 2022, quando chiese un pacchetto di voti, grazie alla mediazione della famiglia Marchese, ad Achille Andò (anche lui tra gli arrestati insieme a Gregorio Marchese), consulente di alcune imprese di costruzione. In cambio dei voti, Russo avrebbe assicurato l’impegno per garantire la costruzione di un centro commerciale nel quartiere Roccella di Palermo. Ma i voti ottenuti non furono sufficienti ad essere eletto e Mimmo Russo, dopo più di un decennio, restò fuori da Palazzo delle Aquile.