domenica, 17 Agosto 2025
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Dalle piazze al corteggiamento dei partiti

Pippo Baudo e la politica: un conduttore sempre tentato ma mai travolto

Per molti era solo il re della televisione, ma Pippo Baudo ha dimostrato che, quando si parla di politica – soprattutto in Sicilia – il suo nome suonava come una sirena. Nonostante le continue attenzioni, lui è rimasto sempre con i piedi per terra: prestando voce e visibilità, ma evitando con decisione gli scranni del potere.

Nel 2001, quando un gruppo centrista guidato da Sergio D’Antoni tentò di ricreare una sintesi tra le divisioni post-Democrazia Cristiana, Baudo fu tra i volti più visibili: pur non candidandosi, sostenne l’iniziativa con convinzione grazie anche alla sua amicizia con l’ex sindacalista. La sua presenza fu determinante per dare slancio al progetto politico, soprattutto nelle piazze della Sicilia.

La politica continuò a tentarlo: nel 2005 l’Unione gli propose la candidatura a governatore della Regione, ma lui declinò con garbo, dichiarando di sentirsi più a suo agio dietro al microfono che nei palazzi istituzionali. Nel 2012, fu di nuovo il Pd a corteggiarlo, ma Pippo rispose ancora col suo proverbiale sorriso e un sincero “no grazie”.

Non sono mancate le frecciate politiche. In un’intervista radiofonica, commentando l’instabilità dell’allora governatore Rosario Crocetta, Baudo dichiarò senza mezzi termini: “Poveraccio… sarebbe meglio che si dimettesse”. Una battuta forte, ma sincera, che rivelava il lato più diretto del conduttore.

In più di un’occasione, ha lasciato l’impressione di essere pronto a farsi interprete di un rinnovamento culturale. “La Sicilia ha bisogno di una rivoluzione culturale – disse – ha professionisti di altissimo livello… ma non si sporcano le mani con la politica, delegando tutto a pochi”. Un invito chiaro ad aprire la classe dirigente alle competenze vere, non ai soliti volti.

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