“La vera piaga di Palermo? Mi vergogno a dirlo, è il ciaffico (il traffico)!”. Con questa battuta, pronunciata nel film Johnny Stecchino di Roberto Benigni, Paolo Bonacelli diventò indimenticabile per i siciliani che a quel tempo andarono al cinema.
L’attore è morto nelle scorse ore all’età di 88 anni. Nel film del 1991 girato in gran parte a Palermo, lo “zio” di Johnny Stecchino, il boss che scambia l’ingenuo Dante, autista di scuolabus romano, per il suo sosia perfetto, racconta delle tre piaghe della Sicilia. Giocando su metafore ed equivoci, che portano l’ascoltatore a pensare alla mafia come problema principale dell’Isola, l’attore cita tre piaghe, senza mai citare cosa nostra: l’Etna, la siccità e, per l’appunto, il traffico, che viene descritto come una piaga tentacolare che mette contro intere famiglie: “Purtroppo siamo famosi nel mondo anche per qualche cosa di negativo e per esempio quelle che voi chiamate piaghe… È nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia, e in particolare Palemmo agli occhi del mondo… Lei ha già capito, è inutile che io glielo dica. Mi vergogno a dilo… Iè il ciaffico!”. Una scena rimasta indelebile nella memoria collettiva.
Poco prima, nel momento in cui Dante (Roberto Benigni) arriva alla stazione di Palermo, Bonacelli, con un misto di stupore e incredulità, esclama: “Minc…, preciso!”. Un altro indimenticato tormentone. È l’inizio di un equivoco irresistibile, costruito sul contrasto tra l’innocenza del protagonista e il mondo cupo e grottesco della mafia siciliana.
A più di trent’anni dall’uscita del film, quelle scene continuano a essere citate, condivise e imitate in momenti di goliardia dai palermitani.
Paolo Bonacelli, attore di teatro, cinema e televisione, aveva lavorato con registi come Pasolini, Fellini, Monicelli e Zeffirelli. La sua carriera è stata lunga e versatile, capace di spaziare dai ruoli drammatici a quelli ironici, sempre con una presenza scenica inconfondibile. Ma per molti resterà lo zio di Dante, quello del “ciaffico tentacolare, vorticoso, che ci impedisce di vivere e ci fa nemici, famigghia contro famigghia”.