venerdì, 12 Dicembre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Un riconoscimento da sfruttare anche in chiave turistica

Patrimonio Unesco, nella cucina italiana c’è tanta Sicilia

Com’è ormai noto a tutti, la cucina italiana entra ufficialmente nell’Olimpo dei patrimoni culturali dell’umanità. Con il recente riconoscimento UNESCO, l’intero mosaico gastronomico del Belpaese — fatto di tradizioni regionali, gesti tramandati, ingredienti millenari e convivialità — viene consacrato come un tesoro da tutelare e valorizzare. Un traguardo storico che non celebra soltanto i piatti simbolo dell’Italia, ma soprattutto il legame profondo tra territorio, comunità e identità culturale.
“Questo riconoscimento – afferma il ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida – celebra la forza della nostra cultura che è identità nazionale, orgoglio e visione. La Cucina Italiana è il racconto di tutti noi, di un popolo che ha custodito i propri saperi e li ha trasformati in eccellenza, generazione dopo generazione. È la festa delle famiglie che tramandano sapori antichi, degli agricoltori che custodiscono la terra, dei produttori che lavorano con passione, dei ristoratori che portano nel mondo il valore autentico dell’Italia. – prosegue Lollobrigida – A loro e a chi ha lavorato con dedizione a questa candidatura va il mio più profondo ringraziamento”.

patrimonio Unesco

Intervista a Rosario Seidita, presidente dell’Unione Regionale Cuochi Siciliani (struttura periferica della Federazione Italiana Cuochi)

In che modo ritiene che la tradizione gastronomica siciliana abbia contribuito al riconoscimento della cucina italiana come patrimonio UNESCO?

“La cucina italiana è un insieme di cucine regionali e quella siciliana ne è una componente essenziale per la sua storia gastronomica millenaria che porta le tracce di tutte le dominazioni che negli anni si sono succedute. La forza gastronomica dei nostri prodotti, la cui bontà e qualità è riconosciuta in tutto il mondo, ci consente di realizzare piatti eccellenti alcuni dei quali sono diventati delle icone alimentari tanto amati sia dai turisti che dai siciliani doc. Un altro aspetto importante è il racconto che c’è dietro ogni piatto realizzato con prodotti tipici che per il legame che hanno con il territorio sono identitari e racchiudono aspetti culturali come storia e tradizione ed i turisti oggi vengono in Sicilia, non solo per mangiare i nostri prodotti ma per vivere esperienze multisensoriali ed emozioni. Questi sono i motivi per cui la Sicilia (prima regione in Italia), è stata riconosciuta da IGCAT: Regione Europea della Gastronomia 2025 contribuendo con le sue specificità in maniera importante al riconoscimento della cucina italiana come patrimonio UNESCO”.

Quali elementi specifici della cucina siciliana — tecniche, ingredienti o ritualità — rappresentano maggiormente il valore culturale riconosciuto dall’UNESCO?

“Unesco premia il modello alimentare italiano anche come mangiare sano, la cucina siciliana è una cucina contadina e territoriale e per l’80% è su base proteica vegetale (cereali, legumi ortaggi, frutta, olio d’oliva) e poi c’è una buona cucina di mare, soprattutto di pesce azzurro, che contiene acidi grassi Omega 3 che unitamente all’olio d’oliva contribuiscono a prevenire malattie cardiovascolari. Si ispira ai concetti della dieta mediterranea già riconosciuta come patrimonio culturale immateriale. Ogni piatto e ogni ingrediente della nostra cucina racconta una storia, un territorio, il saper fare di agricoltori, pescatori, cuochi, allevatori, trasformatori ma anche di famiglie che tramandano saperi e tradizioni da generazioni. La convivialità a tavola per noi siciliani è un aspetto che ci contraddistingue non solo per i pranzi legati alle festività con i familiari nel rispetto delle tradizioni ma anche come momento di stare insieme e di condivisione”.

Questo riconoscimento potrebbe portare benefici concreti al settore enogastronomico in Sicilia? Se sì, quali?

“E’ un riconoscimento storico che sicuramente consolida la posizione della cucina italiana nel panorama gastronomico mondiale e di conseguenza ne trarrà beneficio anche il settore dell’enogastronomia siciliana. Rafforza l’orgoglio di noi italiani e soprattutto unisce tutti gli operatori del settore e fa riconoscere a livello mondiale il valore e l’autenticità di territori e di storie produttive. Porterà un incremento del turismo enogastronomico con benefici per l’intero comparto della ristorazione, dei produttori locali e dell’intera filiera. Non ultimo ritengo che essendo patrimonio immateriale Unesco ci sarà maggiore tutela per i nostri prodotti di qualità che sono oggetto di imitazione all’estero”.

L’Unione Cuochi Siciliani ha in programma iniziative per valorizzare ulteriormente la cucina locale alla luce di questo traguardo internazionale?

“Per noi cuochi, come per tutti gli operatori della ristorazione, questo importante traguardo diventa una grande responsabilità, una sfida per il futuro che ci deve spingere con la nostra arte culinaria a valorizzare questo patrimonio enogastronomico. Siamo orgogliosi di celebrare questo riconoscimento che appartiene a tutti noi e che ci ispira a continuare a lavorare con passione, consapevolezza e rispetto per la nostra storia culinaria. Con questo spirito le iniziative della nostra associazione saranno programmate per portare avanti la cultura gastronomica siciliana dentro e fuori le cucine”.

In che modo il riconoscimento UNESCO potrebbe influenzare la formazione dei giovani cuochi siciliani e il posizionamento della Sicilia come destinazione gastronomica?

“Questo riconoscimento ai nostri giovani potrà dare un ulteriore spinta motivazionale per l’innovazione e la valorizzazione della nostra cucina attraverso un percorso di formazione ed aggiornamento che consente di raggiungere un livello di preparazione professionale sempre più alto che il nostro mestiere richiede. Il brand Sicilia è già famoso in tutto il mondo ed il food è una delle ragioni per cui il turista sceglie di venire in Sicilia. Con il riconoscimento non potrà che incrementarsi ancora la richiesta di turismo enogastronomico esperienziale. Il cibo in Sicilia non è soltanto nutrimento ma è cultura, simbolo della nostra identità e della nostra storia. Il piatto tipico è un brand che rappresenta una regione, una località con un ritorno in termini di visibilità non indifferente ed in grado di innescare un circuito virtuoso a livello turistico”.

Le possibili ricadute nel settore turistico

“E’ importante che la cucina italiana sia entrata nel patrimonio immateriale dell’umanità e ancor più per la cucina siciliana che per noi rappresenta tutto il settore agroalimentare”. Lo ha detto Stefano Spitalieri, presidente dell’Ente Bilaterale per il Turismo Siciliano rispondendo ad una nostra domanda sui risvolti che potrebbe avere questo risultato per il comparto turistico in Sicilia. “La cucina – aggiunge Spitalieri – è un cult della nostra regione che spesso viene anche sfruttato per l’interesse turistico e questo riconoscimento ci può sicuramente dare un ulteriore slancio e una spinta a sfruttarlo ancor meglio con percorsi che riguardino anche le aree interne di sviluppo del turismo”. Giovanni Ruggieri, presidente dell’Osservatorio sul Turismo dell’Economia delle Isole, ritorna sul risultato raggiunto dalla Sicilia in precedenza. “Questo riconoscimento – afferma – si aggiunge a quello che già la Sicilia aveva ricevuto per la dieta mediterranea Unesco come patrimonio immateriale. E’ un riconoscimento rivolto a tutta Italia ma la Sicilia possiede ancora di più un marchio, quello della dieta mediterranea Unesco appunto, legato alla cucina, alla salute, alla longevità, al benessere e al mangiar bene. Mettendo assieme questi aspetti – continua Ruggieri – si possono rafforzare forme di turismo e si possono offrire alla ristorazione un riconoscimento e una possibilità per creare maggiori potenzialità. Bene il marchio, – conclude il presidente dell’Otie – ma deve produrre lavoro ed effetti altrimenti sono valori a cui rinunciamo”.

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