In via degli Emiri, nel quartiere Zisa, le buche erano diventate crateri. Due profonde voragini si erano aperte dopo le ultime piogge, mettendo a rischio la sicurezza di chi percorre quel tratto di strada, già pericoloso di suo a causa della scarsa illuminazione. Il consigliere della quinta Circoscrizione, Davide Grasso, si è mosso con tempestività segnalando il problema al servizio manutenzione strade del Comune di Palermo. E, bisogna riconoscerlo, in meno di ventiquattro ore gli operai comunali sono intervenuti.
Il problema, come al solito, non è tanto la rapidità dell’intervento ma la qualità. Le buche sono state riempite con del bitume, ma dall’immagine si nota chiaramente che il piano stradale non è stato livellato. Rimane un vistoso avvallamento, una piccola trappola per le sospensioni delle auto e un ulteriore segno di quella sciatteria a cui, purtroppo, ci siamo abituati.
Perché è questo il punto: ormai ci accontentiamo delle toppe. Palermo è una città dove la normalità è l’asfalto rattoppato, le strade piene di cicatrici nere che raccontano la storia infinita di lavori fatti in fretta e senza precisione. Non ci indigniamo più. Anzi, arriviamo quasi a esultare. Lo stesso consigliere Grasso, dopo la riparazione delle due buche, ha pubblicato un post soddisfatto per il risultato ottenuto. E come dargli torto? In una città dove spesso non si muove foglia, un intervento in 24 ore sembra un miracolo.

“In realtà non siamo soddisfatti del lavoro svolto – dichiara Davide Grasso a QdP. Certo, meglio aver tolto il pericolo — è comunque meglio di prima — ma non è così che si governa una città. Servono programmazione, attenzione e rispetto per i cittadini” .
In effetti non dovrebbe bastarci una toppa per sentirci grati. Ma intanto ci accontentiamo, anche di un avvallamento che chiamiamo “riparazione”, perché il minimo sindacale è pur sempre meglio di niente.




