Questa mattina si è svolto a Palermo il primo corteo studentesco, promosso dal Coordinamento Studenti Palermitani, con l’adesione di diverse associazioni tra cui Nun Si Parti e Questa è la mia terra, per il diritto a manifestare e il diritto a restare in Sicilia. «Il contrasto all’emigrazione forzata è decisamente un tema su cui i governi nazionale e regionale si stanno impegnando poco – spiega Fiamma Bellia del coordinamento studentesco -. Non possiamo accettare di essere costretti ad andare via per garantirci un futuro: bisogna invertire la rotta e costruire le condizioni, a partire dalle scuole, dalle università e dai luoghi di lavoro, affinché la scelta di restare diventi un’opzione concreta per noi giovani».
Studenti in piazza anche contro il nuovo Ddl sicurezza, che inasprisce le pene soprattutto in caso di rivolta nelle carceri o per chi occupa un’abitazione sfitta, nonché per chi blocca individualmente una strada o una ferrovia, soprattutto se l’azione viene commessa in modo collettivo.
«L’unica sicurezza che rivendichiamo è quella di poter costruire un futuro nella nostra terra – continua Fiamma -. Quello a esprime il dissenso è un diritto fondamentale che non può essere messo in discussione. Il nuovo ddl 1160 ci sembra un chiaro sintomo di un esecutivo che preferisce zittire e soffocare il dissenso, anziché ascoltare i bisogni e le rivendicazioni espresse da chi protesta».
In piazza, al fianco degli studenti, anche la Cgil Sicilia. «Sosteniamo i giovani e le giovani che oggi si mobilitano per la rivendicazione dei propri diritti – afferma Gabriella Messina della segreteria regionale -. Loro sono il futuro della Sicilia. Ma garantire il diritto a scegliere di restare, significa garantire il diritto allo studio e a un lavoro di qualità, il diritto a una giusta retribuzione, garantire politiche abitative, infrastrutturali e a trasporti pubblici efficienti. È possibile immaginare qui un futuro solo se ascoltiamo la voce dei giovani; ma ci sembra che la Regione Siciliana si stia muovendo in direzione diversa, avendo pure già approvato il piano triennale sulle politiche giovanili senza coinvolgerli».