Dire che lo avevamo previsto è troppo semplice ma è la realtà. Non poteva esserci stato un cambio di rotta per una nave alla deriva da tempo se il timoniere ha dimenticato le mappe e ha perduto la bussola. Il Palermo anche ieri contro la neo promossa Catanzaro ha mostrato di che pasta è fatto. Acqua e farina senza lievito sono gli ingredienti di un cibo immangiabile. Non pensiamo sia una questione di uomini, non possiamo accettare come dogma che Lecco, Cosenza, Cittadella e Catanzaro abbiano un organico superiore a quello rosanero. Hanno semmai una idea di gioco dettata dai loro tecnici che maghi non sono ma che fa rendere al meglio degli onesti mestieranti del pallone. È chiaro che i risultati non possono essere diversi da quelli ottenuti se ostinatamente si continua a pensare che basta comprare una decina di calciatori di ottimo livello per essere superiori agli avversari. Non è così e la storia di questo sport l’insegna. È evidente che qualcuno all’interno del City Football Group non l’ha studiata. Anzi pensa addirittura di poterla presuntuosamente riscriverla. Dichiarare che è in atto una rivoluzione culturale è un perfetto esercizio di arroganza percepito alla luce di quanto sta accadendo come l’emblema di una vera e propria presa per i fondelli verso chi ha consentito che un semplice gioco, da sempre, diventasse una professione per chi la pratica, i tifosi. Loro, innamorati dei colori, delle maglie che idolatrano dei ragazzi privilegiati dal fatto di guadagnare parecchi quattrini per inseguire un pallone meritano rispetto. Una parola sconosciuta da una società silente e forse anche assente. È facile in questo momento trovare un capro espiatorio in Eugenio Corini, un allenatore dal curriculum modesto. È stato esposto al pubblico ludibrio da chi dovrebbe tutelare i propri interessi economici e gli interessi passionali dei suoi stakeolders. Sissignori, ne siamo convinti, non è solo il tecnico il problema del Palermo che ha colpe macroscopiche quanto la sua ignoranza tattica ma che subisce settimanalmente i colpi inferti da chi con la scusa del progetto a lungo termine sta contribuendo a distruggere quel poco di buono che il tecnico bresciano aveva costruito prima di tornare nella nostra città. C’è un campionato ancora da disputare e non tutto può essere considerato perduto a questo punto. È chiaro però che il percorso tracciato non è di quelli da godersi se si persevera ancora con lo status quo. È necessario, ora più che mai, che si abbandonino le idee di cambiamento di cultura e modus operandi cambiando subito la guida tecnica e possibilmente sostituendo qualche sedere che non degnamente scalda alcune poltrone di viale del fante.
Palermo, si naviga a vista mentre la nave affonda
Ennesimo passo a vuoto per la compagine rosanero