C’è stato un tempo in cui Palermo – Sampdoria valeva un posto in Champions League. Piaccia o meno, oggi vale un piazzamento più o meno decente nella griglia dei playoff. Chiedersi se il punto che il Palermo prende con la Sampdoria sia un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto rischia di essere un esercizio sterile. Intanto i rosanero tornano a rivedere il bicchiere, ed è già qualcosa. Per riempirlo, magari con un drink dal gusto inebriante, adesso ci vuole un po’ di calma.
Intanto il nuovo tecnico Mignani ha cambiato impostazione in campo all’undici rosanero passando alla difesa a tre. Segno che il vecchio corso si era accanito a percorrere una strada rivelatasi un vicolo cieco e che nelle corde di questo Palermo c’è la possibilità di essere camaleontico anche senza supercazzole e percorsi di consolidamento. Da questa partita in avanti per i rosanero è iniziato un nuovo campionato, c’è da girare un film nuovo di zecca. La certezza è che la qualità degli attori del Palermo sia tecnicamente in grado di poter recitare in qualsiasi pellicola. La speranza, il sogno di tutti è l’Oscar. Un Oscar chiamato promozione.
LE PAGELLE
Pigliacelli 4,5. Nell’occasione del primo gol della Samp dovrebbe urlare un “mia” udibile da Ustica e spazzare via con i pugni compagni, avversari, palloni, piccioni viaggiatori, cicogne, satelliti e qualsiasi altra cosa stia volteggiando nell’aria piccola. La sua uscita, invece, è una specie di passo di salsa tipo Ricky Martin. Sul secondo gol doriano, è sfortunato e becca l’ennesimo gol della domenica. Che per chi gioca quasi sempre il sabato è davvero paradossale.
Diakitè 6. Posizionato nel trio di centrali, “Baracus”, ovviamemte, da braccetto non può mostrare i muscoli. Peccato, perché il suo dinamismo sarebbe molto utile.
Lucioni 6,5. È mancato tanto il suo carisma, la sua leadeship, la sua esperienza. Vero, il Palermo continua nel trend negativo di beccare gol a raffica, ma il suo apporto ha restituito una certa determinazione ad un pacchetto arretrato che nelle ultime partite ha subìto più penetrazioni di un’attrice porno. Prende un cartellino giallo utile come una cassata per un diabetico che gli farà saltare la trasferta di Cosenza.
Ceccaroni 6. Fa il suo, cioè quello che non faceva da un po’ di tempo. Non fa danni, ed è già tanto. Tantissimo.
Di Mariano 7. Il palo gli nega l’enorme ciliegiona su una torta che aveva preparato per novanta minuti più recupero scorribandando su e giù per la fascia destra come un 101 da Piazza Giovanni Paolo II alla stazione centrale. Peccato per una sciocca ammonizione per proteste che gli costerà un turno di stop. Maratoneta.
Segre 6. Non è appariscente, fa tanto lavoro di copertura, ma trova il tempo di mettere a disposizione di Mancuso il cabesonazo che porta temporaneamente in vantaggio i rosanero.
Stulac 5,5. Come spesso accade, il “Maradona del Subbuteo” dà il suo meglio sui calci piazzati. Dalla sua parte l’attenuante di non giocare dal mesozoico, ma in questo finale di stagione può e deve dare di più.
Dal 64° Henderson 5,5. Da un convalescente all’altro. Cambiano gli interpreti, non l’esito. Uno dei più grandi misteri, in negativo, della stagione.
Lund 5. Probabilmente ha risposto “Obbedisco!” con quel suo solito sorriso ed in un maccheronico idioma italo-inglese-danese-ausitano agli ordini impartiti da Mignani. Fatto sta che il Palermo non ha mai affondato i colpi sulla fascia sinistra.
Di Francesco 6. Un po’ mezzala, un po’ trequartista, la sua collocazione è uno degli esperimenti di questo Palermo new style. Riesce ad essere frizzante, però, solo quando parte dalla sinistra per accentrarsi.
Dal 90° Traorè s.v.
Mancuso 6,5. Che non fosse – come veniva definito – un “esterno con certe caratteristiche” lo avevano capito anche le famose casalinghe di Voghera. Dategli un pallone in area e lo trasforma in gol. Lupin.
Dal 64° Soleri 5,5. Non sfrutta una buona azione che si costruisce da solo, proprio come i più famosi artigiani della qualità. Per il resto, pochi palloni giocabili.
Brunori 6,5. Conquista e sigla il rigore (sei su sei, quest’anno) del subitaneo pareggio rosanero. Non ama molto dividere la merenda dell’attacco con chi gli giostra accanto, ma forse è meglio che se ne faccia una ragione. Questo Palermo ha bisogno di peso specifico in avanti.
Mignani s.v. Che ci sia da lavorare lo si vede da Marte, è innegabile. Altrettanto innegabile, però, è che il neo mister rosanero abbia da subito cercato di mettere mano ad un motore grippatissimo per cercare farlo rombare il più possibile nei GP che mancano alla fine. Qualifiche ok. Adesso, però, andiamo in gara. E vinciamola.