Palermo, da percorso da godere a calvario da subire

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È un calvario continuo il percorso del Palermo. Quella che doveva essere la partita del riscatto si è rivelata essere quella della conferma, in negativo, della incapacità del Palermo di vincere le gare meno difficili. È successo tante volte in questo campionato e in quello precedente.

È un film già visto quello di Brescia, un seguito alla partita di martedì scorso. Una squadra abulica, senza grinta, senza schemi di gioco e senza amor proprio. Che i rosa non abbiano una identità di gioco lo sanno ormai persino i chiodi appesi ai muri del Barbera ma che non ci sia più una reazione agli accadimenti negativi che avvengono in partita è quello che più di tutto fa arrabbiare i tifosi.

Dare addosso a Corini ormai non serve a nulla, è come sparare sulla croce rossa. Non serve perché questa società, silente come nessun’altra, ha deciso da tempo che il contratto con il tecnico sarà rispettato sino alla scadenza. E dunque continueremo ad assistere a scelte tattiche incomprensibili e cambi in corsa cervellotici con buona pace dei cosiddetti “coriniout” sempre più numerosi.

PALERMO, INNEGABILE CHE CI SIA UN PROBLEMA MENTALE

Quello che però dice la partita di Brescia in perfetta continuità con la precedente contro la Ternana è che questa squadra ha perso la voglia di vincere. È quest’ultimo un ingrediente fondamentale se si vuole almeno provare a raggiungere l’obiettivo. La sensazione è quella di una formazione che va in campo alla ricerca degli eventi, da sfruttare se positivi, da subire senza reagire se negativi.

C’è quindi anche un problema mentale. Difficile lavorarci, improbabile risolverlo se è vero che certi episodi si ripetono ciclicamente da due anni. La corsa per la promozione diretta non annovera più i rosanero tra i contendenti ma c’è il rischio che la partecipazione ai playoff, attualmente non in discussione, non veda i nostri tra i favoriti. Abbiamo tante volte auspicato cambi di rotta ma non crediamo ad oggi possano avvenire.

Una eventuale vittoria a Lecco nel prossimo impegno di campionato non cambierebbe lo status quo, quello di una squadra senza spina dorsale, passiva in campo ad immagine e somiglianza del suo tecnico. Un gruppo di giocatori sempre meno squadra che è divenuto una accozzaglia di talenti involuti dovrà disputare le prossime dieci partite. Che lo faccia, osiamo pretenderlo, questo si, rispettando i generosi tifosi che affollano il settore ospiti di ogni stadio d’ Italia e non perdendo con dignità, come predica Corini, le partite da vincere con il sangue agli occhi.