Ancora una volta il servizio mensa per molte scuole dell’infanzia palermitane parte in ritardo e si interrompe prima della fine dell’anno scolastico. Una situazione diventata ormai ciclica, ma che quest’anno pare abbia superato ogni limite, spingendo numerosi comitati di genitori a scrivere una lettera aperta alla stampa per denunciare quello che definiscono “l’ennesimo schiaffo alle famiglie”.
La lettera, firmata da rappresentanti degli istituti comprensivi Rita Borsellino plesso Ferrara, Silvio Boccone plesso Rosolino Pilo, Giuseppe Verdi, Monti Iblei plessi Gandhi e Malaguzzi, Lombardo Radice plesso Onorato e De Gasperi-Pecoraro, plessi De Gasperi e Collodi – descrive una gestione del tempo pieno che lascia scoperte intere settimane, generando caos e disagio tra i genitori lavoratori.
«Ogni anno il servizio di refezione parte con almeno un mese di ritardo rispetto all’inizio delle lezioni – scrivono – costringendoci a trovare soluzioni improvvisate, a prendere permessi dal lavoro, a sacrificare l’equilibrio familiare». Ma il dato più allarmante, sottolineano, è che quest’anno il Comune ha annunciato anche un’anticipazione della chiusura della mensa scolastica di ben un mese rispetto al termine dell’anno.
Secondo i genitori, si tratta di una scelta deliberata dell’amministrazione, motivata da esigenze di bilancio e non certo da criteri pedagogici o organizzativi. «Il contratto per il servizio mensa – ricordano – prevede la fine delle prestazioni a giugno 2025. Non si capisce perché, allora, si continui a garantire il servizio solo da ottobre a maggio, ignorando deliberatamente il calendario scolastico ufficiale».
A peggiorare la situazione, la mancanza di comunicazioni tempestive e la totale assenza di dialogo con le famiglie. «Le decisioni arrivano all’ultimo momento, senza possibilità di confronto – denunciano – e intanto siamo noi genitori a dover tamponare le falle di un sistema che fa acqua da tutte le parti».
Il Comitato chiede con forza che il Comune rispetti gli impegni presi e garantisca un servizio mensa continuativo, dall’inizio alla fine dell’anno scolastico, per tutte le scuole dell’infanzia a tempo pieno. «Abbiamo scelto questo modello scolastico per esigenze lavorative e per offrire ai nostri figli una giornata equilibrata – concludono – ora pretendiamo rispetto. Non siamo più disposti a fare da tappabuchi a un’amministrazione che ignora i bisogni reali delle famiglie».