Palermo – Sampdoria è una guerra strategica all’ultima mossa. Inzaghi si affida ai soliti noti, Gregucci a quelli che ha. Ma è nelle panchine la vera schermaglia del match: il Palermo ha Gomis e Gomes, la Sampdoria ha Riccio e Ricci. La Prefettura vieta la trasferta ai tifosi doriani; la prefrittura non consente probabilmente a tanti tifosi rosanero di andare allo stadio. Perchè si sa, il giorno di Santa Lucia per i palermitani è una specie di Telethon dei manciatari. Una nonstop combo di fritto-dolce-carboidrato-dolce-fritto che necessita di opportuna preparazione: ecco che in soccorso di chi non può andare allo stadio arriva quel filantropo di Jeff Bezos a regalare la visione della partita. Bravo Jeff, te la meriti una panella dolce!
L’ARANCINA DI LE DOUARON
Picciò, Palermo – Sampdoria, è stata come il matrimonio: i primi trentaminuti sfavillanti, poi il nulla, la noia, il disastro. Nella prima mezz’ora, infatti, il Palermo è un caterpillar, una valanga, uno tsunami. Travolge la Samp in lungo e in largo e se non mette almeno un paio di biglie in buca è perché probabilmente non glielo permette una combinazione astrale degna di una previsione di Paolo Fox. Il gol, però, arriva lo stesso: è OuiJeSuisJeremy Le Douaron a scatafullare alle spalle di Ghidotti un’arancina accarne tonda e succulenta. Rimane deluso chi da lì in poi si aspettava un gragnuolata di gol tipo chicchi di cuccìa. Non succede altro, il buon Pezzuto ci ricorda che è ancora il 12 dicembre e ci consente di andare a mangiare un panino.
IL SECONDO TEMPO? NON PERVENUTO
La cosa più bella del secondo tempo è un coast-to-coast di Ceccaroni; la cosa più dinamica le sostituzioni. Il Palermo rimane rintanato nella propria metà campo come i tre porcellini quando il lupo cerca di buttare a terra la loro la casa. Per fortuna la Sampdoria vista al Barbera – giusto per passare da una fiaba all’altra – più che la forza di un lupo ha quella della nonnina di Cappuccetto Rosso. Il Palermo soffre un po’ ma la partita si accomoda docilmente sui binari che portano al capolinea rosanero un treno chiamato vittoria. La terza consecutiva. E – a proposito di lupi – la prossima è in casa di quelli irpini. Ingranare la quarta darebbe senz’altro una bella accelerata.
LE PAGELLE
Joronen 6. Mantiene i guantoni candidi come la tunichetta per la Prima Comunione fino al secondo tempo. Ordinaria amministrazione.
Bereszynski 6,5. Il “mur polski różowo-czarny” non fa più notizia. Tieni testa a Coda che gli scappa in un’occasione. Per il resto chiude a chiave con doppio cilindro polacco la zona di centrodestra.
Dal 73° Peda 6. Entra che il Palermo è in camera iperbarica e tiene botta.
Bani 7,5. La vittoria contro la Samp passa dai suoi interventi, dai suoi anticipi, dalle sue chiusure. Renderebbe elegante anche il più efferato dei crimini. Banienbauer!
Ceccaroni 6,5. Dimostra che il centrosinistra può essere di lotta e di governo, difendendo ed attaccando con efficacia. Campolargo.
Pierozzi 6. Il Pierozzi-Express si è fermato ad Empoli. Oggi è più un regionalino. Non fa malissimo, ma neanche benissimo. In generale, non fa.
Dal 46° Diakitè 5,5. Riassunto della partita: pronti – via e rischia di procurare un rigore, perde qualche pallone in maniera sconsiderata e qualche altro lo sparacchia come riesce. Alla lunga compensa con quella tipica sua corsa arruffona: mannaggia che a calcio si debba giocare per forza con ‘sto cavolo di pallone…
Ranocchia 6,5. Mette lo zampino nell’avvio dell’azione del gol rosanero ed è sempre nel vivo del gioco fin quando il Palermo ha battito cardiaco. Prova anche la conclusione e meriterebbe anche la rete. Il percorso di trasformazione in principe è in evoluzione.
Dal 73° Blin 6. Entra che la squadra è arroccata e si limita al contenimento.
Segre 6. Per tutto il primo tempo sembra il coniglietto della Duracell. Poi la spia della benza va calando e gioca la seconda frazione col rosso fisso.
Dal 84° Giovane s.v.
Augello 6,5. Il Palermo della prima mezz’ora ha nel fianco sinistro il suo lato migliore. Non mette molti palloni in mezzo ma è una costante minaccia per la retroguardia doriana.
Palumbo 6,5. I suoi piedi inventano arcobaleni che i fortunati compagni hanno la possibilità di ammirare e sfruttare. Rifinisce l’azione del gol con sapienza ma deve imparare ad essere più cinico sottoporta.
Dal 66° Gomes 5. Non riesce a prendere le redini di un centrocampo svenduto come una Panda di quarta mano.
Le Douaron 6,5. Il “Fantasma di Brest” atterra leggiadro al Barbera, scopre per magia di avere un piede chiamato “destro” e sigla il suo secondo gol consecutivo. Offre un gran contributo in termini di pressing, anche perché di azioni da gol non se ne discute.
Pohjanpalo 6,5. Mezzo punto in più per il colpo di tacco che accende Palumbo in occasione del gol. Non è una partita per palati fini, lui lo capisce e si adegua.
Inzaghi 6. Punta sull’usato sicuro e porta a casa il pagnottone. Capisce che c’è poco da inventare e allora gestisce i cambi inserendo ossigeno in una squadra alla canna del gas. Missione compiuta.



