Da una passione profonda e da un’urgenza interiore nasce “Voglio vederti danzare”, uno spettacolo prodotto da Menti Associate in collaborazione con Good Vibrations Entertainment, un tributo a Franco Battiato che si distingue per rispetto, autenticità e intensità emotiva. Dopo il sold out di quest’estate al Parco archeologico di Selinunte e al teatro Vincenzo Bellini di Catania, lo spettacolo torna sull’Isola con tre nuove date: il 9 novembre al Politeama Garibaldi di Palermo, il 10 al Teatro Ariston di Trapani e l’11 al Teatro Duemila di Ragusa, per celebrare gli ottant’anni dalla nascita e i quattro dalla scomparsa del Maestro.
L’intervista al direttore artistico di “Voglio vederti danzare”
«Il progetto nasce da un voler raccontare la bellezza che ci ha lasciato Battiato – racconta la direttrice artistica Rossana Raguseo, fan appassionata dell’artista -. Noi ci occupiamo di spettacoli e produzioni e sentivamo la necessità di creare qualcosa che fosse non solo un concerto, ma un viaggio spirituale. Volevamo far rivivere la sua filosofia, la sua visione del mondo, la sua capacità di portare le persone verso livelli più alti di comprensione».
Affrontare un personaggio come Battiato, complesso ed eclettico, è stata una sfida importante. «All’inizio – spiega Raguseo – abbiamo riscontrato un pubblico diffidente, perché Franco Battiato è considerato intoccabile. Poi però le persone hanno capito che ci approcciamo in punta di piedi, con grande rispetto per la sua arte e per la sua filosofia. Il pubblico alla fine dei nostri spettacoli vive un momento quasi religioso, un silenzio denso che si trasforma alla fine in canto e danza collettiva. Nessuno vuole più andare via».

Lo spettacolo ripercorre trent’anni di carriera di Battiato, dall’Era del cinghiale bianco fino agli anni Duemila, toccando le sue fasi più significative. Brani come Prospettiva Nevskij, Centro di gravità permanente e naturalmente Voglio vederti danzare, La Cura, si alternano in un percorso musicale che è anche un cammino interiore. Ogni nota e ogni parola diventano occasione di riflessione, in perfetto equilibrio tra la dimensione terrena e quella spirituale.
I protagonisti
Particolarmente toccante è l’interpretazione di David Cuppari, cantante messinese dotato di grande sensibilità, che Raguseo descrive come «una persona che riesce a entrare dentro l’anima di Battiato, a viverlo davvero. Sul palco esprime se stesso, ma al tempo stesso diventa veicolo di un messaggio più grande di lui». Accanto a Cuppari, la voce di Giorgia Zaccagni, mentre sul palco si muovono musicisti di alto livello: Simone Temporali alle tastiere, Antonello Pacioni e Leonardo Guelpa alle chitarre, Glauco Fantini al basso e cori, Mario Luciani alla batteria e gli Archi dell’Ensemble Etna Contemporanea, diretti da Giovanni Cernicchiaro, che insieme a Temporali ha curato gli arrangiamenti. A rendere ancora più intensa l’esperienza, la danza mistica dei dervishes turners, interpretata da Silvia Layla e Grazia Cernuto, un omaggio visivo e spirituale all’armonia universale tanto cara alla poetica di Battiato.
Franco Battiato, i giovani e l’attualità
Oggi, in un’epoca segnata da smarrimento e poca riflessione (vedi gli ultimi fatti di sangue a Palermo che hanno portato alla strage di Monreale e all’omicidio a Palermo del 21enne Paolo Taormina), ma anche da iperstimolazione e connessioni virtuali che spesso sostituiscono quelle reali, il messaggio di Franco Battiato appare più attuale che mai. “Cerco un centro di gravità permanente” non è più soltanto un verso iconico, ma una richiesta collettiva, quasi un grido di aiuto in un tempo in cui l’identità si frammenta tra social network, mode effimere e una musica che, troppo spesso, privilegia il ritmo alla riflessione. È qui che la lezione di Battiato diventa contemporanea e profetica: invitava a rallentare, a cercare la conoscenza attraverso la musica e la spiritualità, a trasformare l’ascolto in meditazione. Forse la “cura” di cui parlava è proprio questa: tornare ad ascoltare, a comprendere, a danzare con consapevolezza dentro il proprio centro di gravità permanente.
Raguseo conferma questo approccio e sottolinea anche la dimensione educativa del progetto: «Oggi i giovani vivono una musica diversa, più immediata, ma lontana dalla meditazione e dall’introspezione. Battiato invece stimolava le coscienze, voleva attivare un viaggio mentale. Quando cantava Centro di gravità permanente non capivamo fino in fondo il senso delle sue parole, ma oggi ci rendiamo conto che parlava di una necessità spirituale universale: trovare equilibrio, ritrovare se stessi. La cura, forse, è proprio nella musica e nella meditazione».
Un omaggio sentito
“Voglio vederti danzare” è dunque molto più di un concerto. È un rito laico che restituisce l’anima di un artista visionario e profetico, capace di parlare ancora oggi al cuore e alla mente di chi lo ascolta. Un omaggio sentito, costruito con amore e dedizione, che riesce a far vibrare quelle stesse “frequenze” che Battiato ha saputo donare alla musica e alla vita.
I prossimi appuntamenti
Lo spettacolo, dopo il tour in Sicilia, verrà replicato il 12 febbraio a Milano e il 25 febbraio a Bologna.