Se il Palermo pagherà questa grave defaillance lo dirà solo il campo, ma ha davvero dell’incredibile ciò che è successo in casa City Football Group: un allenatore di fatto sfiduciato che torna in carica per mancanze di alternative.
Queste le parole del ds Carlo Osti ad Italpress: “In questi giorni abbiamo fatto molte riflessioni e attente valutazioni anche su profili di altri allenatori, ma alla fine il club ha deciso di non interrompere il rapporto di lavoro con Alessio Dionisi che in questo momento gode ancora della fiducia del club. Nei giorni scorsi ci sono state moltissime voci su un probabile esonero dell’allenatore. Sono usciti tanti nomi di allenatori, molti dei quali non erano nei nostri pensieri“.
Dopo questa ammissione, non si può dunque dire che si sia trattato di una boutade giornalistica la sfiducia a Dionisi. Perché, per quanto ne dica Carlo Osti, se una società si mette alla ricerca di un’altra guida tecnica, di fatto l’ha sfiduciata. Non ci sono giri di parole che tengano per recuperare. “Ti ho lasciato, non ho trovato nessun’altra e son tornato da te”.
Gestione, lato umano e comunicazione
Al di là dei paragoni amorosi, è evidente che siano stati commessi almeno tre errori: il più grave, senza dubbio, dal punto di vista gestionale. Perché prima di sfiduciare un allenatore, una società come il CFG dovrebbe avere un’alternativa pronta. Ce lo ha insegnato perfino l’irruente presidente Maurizio Zamparini. Quando lui esonerava, seppur guidato spesso da eccessiva impulsività, aveva sempre un altro allenatore pronto a subentrare. Un errore, quello in casa Palermo, che va a gravare anche sul lato umano e sulla psiche dei giocatori: come potrà lavorare adesso Alessio Dionisi col pensiero di essere lì solo per rifiuti di altri? E che forza, che credibilità, che considerazione potrà ancora avere in uno spogliatoio che ha percepito il suo depotenziamento? Il Palermo di Dionisi appare ora come un coccio di vetro pronto a spaccarsi alla prima difficoltà. Solo auspicabili vittorie in serie potrebbero risanare la crepa, ma non sarà facile in queste condizioni.
La bomba trapelata
Carlo Osti, nella sua intervista rilasciata al giornalista Massimo Radicini di Italpress, avrebbe potuto smentire tutte le voci riguardanti l’esonero uscite nei giorni precedenti sui giornali. Non l’ha fatto. Segno evidente che la stampa fosse stata messa al corrente di ciò che stesse avvenendo. Nessun dietrofront era possibile da parte del ds, perché un altro errore, stavolta di comunicazione, era stato fatto. Non ufficialmente, perché il Palermo tramite i suoi canali non aveva mai annunciato né ultimatum né esoneri in corso. L’errore è stato quello di far trapelare la notizia. Nessun giornalista ha la sfera magica o telecamere o microfoni puntati nelle stanze di chi decide, la bomba è uscita quindi in qualche modo dall’interno. Se così non fosse, Osti avrebbe fatto meglio a rimanere in silenzio o a smentire le voci di un imminente esonero. Ci sarebbe una terza ipotesi, ovvero un eccesso di sincerità. Ma, francamente, ci sentiamo di escluderlo da un ds navigato come Osti.
“Tra i fattori che ci hanno spinto a confermare Dionisi c’è la compattezza del gruppo squadra – dice il Ds”. E come mai non sono arrivati prima a questa conclusione, ci chiediamo. Che bisogno c’era di chiamare 3-4 allenatori e farsi dire no prima di stabilire che la squadra è compatta e che per questo motivo Dionisi merita fiducia?
Colpo di grazia o bicchiere mezzo vuoto
“Ci sono tempo e margine per recuperare punti sulle prime posizioni in classifica se cambiassimo ruolino di marcia”. E’ il condizionale che ci preoccupa. “Se cambiassimo ruolino”. Ma cosa può essere accaduto all’improvviso di così stimolante per cambiarlo? Semmai è il contrario: un ulteriore granello è stato buttato negli ingranaggi del già fragile meccanismo rosanero: un dietrofront societario che ha aumentato le incertezze, che ha esasperato ulteriormente l’ambiente e che sa tanto di colpo di grazia. Ma forse noi continuiamo a vedere il bicchiere mezzo vuoto e per questo motivo speriamo di sbagliarci.