Palermo e le chiesette nascoste: ai Lolli la Madonna che resistette alle bombe

Un patrimonio celato da case e palazzi, tra storia e devozione

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Anche questa settimana lo staff di Palermo Rewind, una pagina Facebook che vi invitiamo a visitare, ha fatto un giro tra i tesori nascosti di Palermo, raccontandoci storie incredibili che la maggior parte dei palermitani non conosce. Tra gli antichi palazzi nobiliari e le ville aristocratiche, era comune trovare cappelle private, destinate alle funzioni religiose delle famiglie che vi abitavano. Con l’inizio del Novecento, questa tradizione si allarga con la costruzione di piccole chiese private, edifici che, spesso dimenticati, celano storie di fede e architettura, un patrimonio culturale che merita di essere riscoperto.

Il miracolo della Madonna del Buon Soccorso

Una di queste è la chiesa di Santa Maria del Buon Soccorso, restaurata nel 1908 dalla famiglia Clemente. Originariamente situata nella zona dei Lolli, questa piccola chiesetta è ora nascosta alla vista, inglobata da condomini più recenti. Le sue dimensioni sono state ridotte a causa dei bombardamenti che colpirono Palermo durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra le macerie, fu trovata intatta la statua della Madonna del Buon Soccorso, un evento che alimentò la devozione dei fedeli locali.

San Giuseppe ai Leoni

Un’altra chiesa privata che ha resistito al tempo è San Giuseppe ai Leoni, restaurata nel 1909 grazie all’iniziativa di Emanuele Savona, che acquistò i ruderi di un antico caseggiato con una piccola cappella. Dopo il restauro, Savona aprì la chiesa agli abitanti del quartiere, contribuendo a farla diventare un luogo di riferimento per la comunità. Oggi, San Giuseppe ai Leoni è una parrocchia, testimone della continuità della sua funzione religiosa nel tempo.

Giulia Proietti Timperi, Palermo Rewind, davanti a San Giuseppe ai Leoni

Santa Rita “piccola”

Un esempio significativo di architettura neo-gotica e art nouveau a Palermo è la chiesa di Santa Rita, costruita nel 1919 dall’ingegnere Viola nei pressi di via Marchese di Roccaforte, da non confondere con la più famosa chiesa di Sant’Agostino, chiamata dai palermitani pure Santa Rita. Questo piccolo edificio di cui vi parliamo, denominato da tanti palermitani Santa Rita piccola, fu progettato dall’architetto Ernesto Armò e faceva parte dell’Istituto Viola, un collegio non più esistente. Santa Rita è un gioiello stilistico che riflette l’influenza delle correnti architettoniche dell’epoca e, nonostante le trasformazioni urbane, resiste ancora come testimonianza del passato.

Santa Rita

La Sacra Famiglia di via Notarbartolo

Infine, nel 1923, i baroni di Villaura realizzarono la Cappella della Sacra Famiglia nel retro del loro bellissimo villino situato in via Notarbartolo. La villa fu demolita negli anni ‘60, ma la cappella, passata successivamente alla Curia, è ancora in uso per celebrazioni religiose. Questo edificio è uno degli ultimi frammenti di un’epoca in cui la nobiltà palermitana univa devozione e architettura in spazi privati ma dal grande valore comunitario.

La Sacra Famiglia

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