Palermo, contro la Reggiana entusiasmare è d’obbligo

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Palermo allenatore Mignani

Per tanti tifosi del Palermo trovare qualche neo nei rosanero versione Mignani è un tentativo riabilitante della gestione Corini. Niente di più sbagliato. Della precedente gestione tecnica abbiamo a più riprese affermato come abbia deluso per quasi settanta partite. Non solo nella mera conduzione tecnica ma anche per un certo modo di (non) comunicare con il quale ha interagito con pubblico e sala stampa. Abbiamo talmente e a più riprese affermato che sollevarlo dall’incarico sarebbe stato indispensabile per un cambio di passo da parte del sodalizio di viale del fante, da arrivare al paradosso di scrivere che – con ormai “solo” sette partite di regular season da disputare – una stagione ormai compromessa andava terminata con in sella il tecnico di Bagnolo Mella. Di certo non per meriti acquisiti sul campo.

Detto ciò, dire che i rosanero nelle tre partite del nuovo corso non abbiano impressionato per rendimento non pare proprio una bestemmia. Tre pareggi, solo il gol di Buttaro a Cosenza su azione (gli altri, un rigore di Brunori ed un gol di Mancuso sugli sviluppi di un calcio di punizione) e la sensazione che l’ordine impartito sia il bearzottiano “primo: non prenderle”. Chiaro che per una squadra che subiva una media gol da retrocessione, prendere tre gol in tre partite sia già un successo. Altrettanto innegabile, però, è il fatto che il Palermo di Mignani non abbia ancora cliccato sull’interruttore dell’entusiasmo.

Si vede un’impostazione tattica diversa? Si. È un Palermo che gioca più in verticale? Sì. C’è una squadra che difende in maniera più coriacea? Indubbiamente. Ciò che non si è al momento visto è stata la scossa emotiva. Quella voglia di dimostrare sul campo la capacità di mangiare il manto erboso e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Sembra un Palermo che pare aver individuato nel sesto posto in classifica la sua zona di comfort, mettendo in un angolo il fatto che nel gioco del calcio sia bello vincere e non basti soltanto non perdere.

Per quasi due stagioni chi ha osato criticare la precedenza gestione tecnica è stato tacciato di lesa maestà. Cadere nello stesso errore solo perché un nuovo tecnico, secondo i tifosi, sarà meglio del precedente – come avrebbe detto Totò – “a prescindere”, sarebbe come privare dell’esercizio di critica chi è obbligato ad eseguirlo.

Dare tempo a Mignani? Certo che sì e – se non dovesse imprimere una svolta decisa già da adesso – siamo certi che resettando tutto il “suo” Palermo l’anno prossimo sarà di tutt’altro spessore. Il valore del tecnico rosanero non è in discussione. Del resto, un allenatore che per una manciata di secondi non è riuscito nell’impresa di un doppio salto dalla C alla A, non è di certo un improvvisato della panchina. Aspettarsi qualcosina in più, però, è altrettanto legittimo. A partire dal prossimo match che il Palermo disputerà domenica prossimo contro la Reggiana.