La conferenza stampa dell’allenatore del Palermo, Alessio Dionisi, alla vigilia della partita contro lo Spezia ha squarciato leggermente il buio che aleggia intorno all’ “affaire Brunori”. “Non sono un folle”, “in campo scende chi spinge di più in allenamento”, “in campo scendono gli attaccanti che segnano di più in partitella, non conta il curriculum”. Queste alcune delle frasi con le quali Dionisi ha giustificato il mancato impiego del numero nove rosanero da ormai molte partite a questa parte. Un inutilizzo irrobustito dallo “0” alla voce minuti giocati da Brunori nella vittoriosa partita del Palermo contro lo Spezia.
Ma – come contro la Sampdoria – questo Palermo per riuscire a buttare il pallone in fondo alla rete avversaria, ha bisogno di produrre occasioni da gol in serie. Ha bisogno di provarci e riprovarci. Necessita di giornate non brillanti degli estremi difensori avversari. Alla fase terminale rosanero manca il cinismo, la freddezza, la concretezza. Va da sè che, contro lo Spezia, la via della rete sia arrivata quasi per caso e solo sugli sviluppi di calcio d’angolo (e che, c’è da aggiungere, le reti siano state un autogol ed un gol di un difensore centrale, Banyia). Chi ha finora giocato da prima punta al posto di Brunori, Henry e Le Douaron, ha dimostrato di non avere grande feeling con il gol. Vedere marcire in panchina un calciatore che in tre anni di rosanero ha inanellato quasi settanta segnature è qualcosa che fa rodere il fegato a tanti tifosi del Palermo.
A questo punto della querelle Brunori-Dionisi – se non l’avessero già fatto – intervengano anche le altre e più alte componenti societarie. Che sia per ricucire uno strappo palese o per sancire l’effettivo de profundis tra il calciatore ex Juventus e la maglia rosanero. Se l’atteggiamento in allenamento di Brunori è quello di un calciatore svogliato, non “spingente” o che “non sappia anteporre il noi all’io” (per dirla alla Dionisi) allora lo si metta fuori rosa. Per una, due, tre settimane o fino all’apertura della sessione calciomercato invernale. Viceversa ci piace pensare che una società dagli elevati standard qualitativi in termini dirigenziali sia al lavoro in termini risolutivi. Perchè, come disse una volta il tecnico francese ex Roma, Rudi Garcia, bisogna rimettere “la chiesa al centro del villaggio”.
Il Palermo ha bisogno dei gol di Brunori per tentare la scalata alla massima serie. Brunori ha bisogno dei “suoi” gol per provare a raggiungere la tanto agognata massima serie, con il Palermo o – perchè no? Ricordiamoci che si parla di professionisti – con altre compagini attratte dalle sue qualità e dal suo score sotto porta.
E se prevalesse il chiacchiericcio su un Brunori poco attaccato al del Palermo, si veda la foto di copertina di questo articolo. Dietro la porta difesa egregiamente da Gori c’è un omino piccolo piccolo con il braccio alzato in segno di gioia che – un attimo dopo, fidatevi! – correrà ad abbracciare tutti i suoi compagni alla bandierina del corner sotto la tribuna. Quell’omino è Matteo Luigi Brunori. Con buona pace di tutti gli espertoni di body language in salsa panormita.