Palermo, Brunori resta! Ko i leoni da tastiera

Si chiude con in lieto fine una telenovela lunga due mesi

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Brunori Palermo

… e alla fine Matteo parlò! No, non è un passo del Vangelo, bensì la constatazione che – dopo oltre due mesi dalle “terribili” dichiarazioni post playoff contro il Venezia – Brunori sia tornato a rilasciare dichiarazioni. In maniera soft ed edulcorata, ossia tramite le ormai celeberrime autointerviste made in Palermo Fc, ma è già qualcosa.

Chiariamolo immediatamente: la tempesta mediatica scatenatasi attorno al numero nove rosanero è stata, come dicono in terra d’Albione, una vera e propria “shitstorm” (vi rimandiamo ai tanti traduttori online per ottenerne il giusto significato). Perchè quanto affermato da Brunori al termine dell’ultima partita della scorsa stagione non aveva proprio niente di eclatante. “Giocare a Palermo non è semplice perchè hai delle pressioni che ti responsabilizzano, anche in positivo. Però a volte la piazza Palermo ti fa sentire veramente giocatore e in un attimo ti può distruggere, passami la parola. Ci è mancato un po’ di equilibrio nel corso dell’anno, troppi alti e bassi e in serie B non te lo puoi permettere”. Questo il passaggio incriminato, questo il delitto di cui Matteo Brunori si sarebbe macchiato. Roba forte, non c’è che dire…

Che il calciatore, alla vigilia dei suoi trent’anni, potesse ambire alla platea della massima serie è il segreto di Pulcinella. Che ci siano stati abboccamenti con altri club, altrettanto. Ma a questa tifoseria di santi e verginelle, questo non va giù. Una tifoseria che, deve aver imparato a memoria i libri di Alexander Lowen o James Borg sul body language, visto che in questi venti giorni di ritiro rosanero ha analizzato i movimenti di Brunori meglio di un allenatore avversario (“si vede che si trascina in campo”, “non sorride mai”, “firma autografi controvoglia”, “non abbraccia i compagni dopo un gol”).

La “ciliegiona” sulla torta è stato l’affaticamento muscolare a causa del quale il calciatore non ha partecipato all’amichevole contro il Leicester. È vero, la possibilità che fosse un infortunio “diplomatico” ci stava tutta e a pensare male si fa peccato però spesso ci si azzecca. Ma la valanga di insulti social, gli innumerevoli medici ortopedici laureati su Google a discettare sulla veridicità dell’infortunio e addirittura uno striscione allo stadio con tanto di “Brunori vattene” è stata una gogna mediatica francamente esagerata ed ingiustificata nei confronti di chi – piaccia o meno – è entrato a pie’ pari nella storia del Palermo grazie ai suoi 66 gol su 126 partite ufficiali disputate.

“Sono fiero di indossare questa maglia, di fare il capitano. Ho sempre rispettato questi colori e sempre e lo continuerò a fare.”. Parole e musica dell’attaccante rosanero. Il resto sono state, sono e saranno chiacchiere da Bar Sport. Incomprensioni lessicali che verranno spazzate la prima volta in cui, dopo il roboante preambolo di Giuseppe D’Agostino (“con il numero nove ha segnato il capitano, Matteooooooo…”), tutto il Barbera risponderà all’unisono: Brunori! Il caso è chiuso.

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