Spunta un nuovo indagato nell’inchiesta sull’omicidio di Paolo Taormina, il giovane di 21 anni ucciso nella notte tra l’11 e il 12 ottobre in via Spinuzza a Palermo. Si tratta di Vincenzo Viviano, amico di Gaetano Maranzano. Secondo gli investigatori, Viviano avrebbe fornito false informazioni al pubblico ministero e il suo ruolo potrebbe rivelarsi più rilevante di quanto finora ipotizzato.
Viviano è stato convocato in caserma per essere sentito come persona informata sui fatti, ma durante l’interrogatorio la sua posizione è mutata: i pm hanno sospeso l’audizione e lo hanno iscritto nel registro degli indagati. A far scattare il sospetto è stata la sua versione dei fatti, ritenuta piena di contraddizioni. Dai video analizzati dagli inquirenti, infatti, emergerebbe che Viviano, pochi istanti prima dell’omicidio, avrebbe dato due schiaffi a un cliente del pub dove si trovava anche la vittima.
Proprio quell’episodio avrebbe spinto Paolo Taormina, che lavorava nel locale di famiglia, a intervenire per calmare gli animi. Ma appena uscito fuori dal locale, il ragazzo è stato freddato con un colpo di pistola alla nuca da Maranzano. A casa di Viviano, nel quartiere Zen, i carabinieri hanno rinvenuto alcune collane dorate e appariscenti appartenenti a Maranzano e indossate la notte del delitto, un particolare che potrebbe rafforzare l’ipotesi di un coinvolgimento più diretto.
Il nome di Viviano si aggiunge a quelli di altri quattro amici dell’assassino, anche loro indagati per false dichiarazioni al pubblico ministero. Tutti erano stati convocati come testimoni, ma le loro versioni discordanti hanno spinto la procura a modificare la loro posizione.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Palermo, stanno ora concentrandosi su un nuovo scenario: la rissa potrebbe non essere mai avvenuta, ma essere stata una messinscena organizzata per attirare fuori dal pub la vittima. Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano infatti che, pochi istanti prima del presunto diverbio, i ragazzi coinvolti – compreso quello che sarebbe stato preso a schiaffi – ridevano e parlavano tranquillamente. Nessun segno di tensione, nessuna lite vera.
Se questa ipotesi fosse confermata, Maranzano rischierebbe l’aggravante della premeditazione, che si aggiungerebbe a quella dei futili motivi già contestata. Il giovane, infatti, ha confessato di aver agito d’impeto, sostenendo di essere stato provocato da Taormina, che lo avrebbe rimproverato davanti a tutti dopo vecchie discussioni legate a una ragazza. Ma la ricostruzione degli investigatori appare sempre più diversa da quella fornita.
Dopo il delitto, Maranzano si sarebbe allontanato in scooter con un amico, mentre altri conoscenti li seguivano in auto. In tutto sarebbero sette le persone presenti nella fuga, quattro in moto e tre in macchina. Subito dopo, la comitiva si sarebbe spostata nel quartiere Borgo Vecchio, dove avrebbe continuato a bere come se nulla fosse accaduto. Solo più tardi Maranzano si sarebbe recato dalla madre, per poi nascondersi a casa della compagna a Cruillas, dove è stato arrestato dai carabinieri.




