giovedì, 26 Giugno 2025
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La traccia sulla Fiat 127 al centro della nuova inchiesta

Omicidio Mattarella, dopo 45 anni incidente probatorio su impronta

Quarantacinque anni dopo l’assassinio del presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, spunta una nuova speranza per inchiodare definitivamente i killer. Il giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio ha infatti accolto la richiesta di incidente probatorio avanzata dall’avvocato Vincenzo Giambruno, legale di Nino Madonia, uno dei due indagati nella nuova inchiesta riaperta dalla Procura di Palermo. L’altro indagato è Giuseppe Lucchese, che secondo la ricostruzione investigativa sarebbe stato alla guida della Fiat 127 utilizzata per l’agguato in via Libertà, il 6 gennaio del 1980.

Al centro dell’indagine c’è un’impronta rimasta su uno degli sportelli della vettura: una traccia che, all’epoca, non fu possibile analizzare con gli strumenti tecnologici allora disponibili, ma che oggi potrebbe rivelarsi determinante. Le moderne tecnologie forensi consentono infatti di tentare l’estrazione di un profilo genetico dalla traccia latente, con l’obiettivo di confrontarlo con il DNA degli indagati.

L’incidente probatorio disposto dal gip prevede che tutte le operazioni tecniche vengano svolte da periti nominati dal giudice stesso, con la partecipazione dei consulenti indicati sia dalla Procura sia dalle difese. Questo garantirà il contraddittorio e permetterà di “cristallizzare” il risultato delle analisi, rendendolo utilizzabile in un eventuale processo.

Proprio la natura fragile della traccia ha convinto il giudice ad autorizzare il procedimento in forma di incidente probatorio: il rischio che venga danneggiata o distrutta durante le analisi è concreto, e dunque l’urgenza di procedere con rigore e in modo irripetibile è stata ritenuta giustificata.

Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fu ucciso sotto gli occhi della moglie e dei figli, in un agguato mafioso che segnò per sempre la storia politica della Sicilia e dell’Italia. L’allora presidente della Regione cercava un cambiamento, una “rivoluzione morale” nelle istituzioni, e per questo pagò con la vita.

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