Tre colpi di pistola, due al torace e uno alla testa. L’omicidio di Badr Boujemai, 41 anni, algerino che da più di 10 anni viveva e lavorava a Palermo, comincia ad assumere contorni inquietanti. Una modalità di esecuzione che ricorda gli omicidi di mafia, con un terzo sparo, quello alla testa che sa di colpo di grazia.
Adesso si scava nelle frequentazioni di Boujemai. Il 41enne, come ogni sera, stava rincasando dopo una serata di lavoro come cameriere al ristorante Appetì che si trova in via Emerico Amari. Chi lo conosce, tra cui il presidente della comunità algerina, lo descrive come un uomo perbene, senza vizi, dedito alla famiglia e al lavoro.
Cosa possa essere successo, chi voleva male a Badr a tal punto da ucciderlo, è al momento un mistero ed è al vaglio dei carabinieri che stanno conducendo le indagini. Saranno ascoltati in queste ore i familiari, ma anche i colleghi di lavoro, gli ultimi ad averlo visto vivo.
Boujemai, sposato e padre di due bambini, e fratello di Fella, nota mediatrice culturale, era quasi arrivato a casa quando è stato freddato sul marciapiede di via Roma, in una zona ampiamente coperta da videocamere di sorveglianza. Ció potrebbe essere d’aiuto agli inquirenti.