Omicidio di Samir, l’assassino in un frame: il tunisino Alì resta in carcere

Un'esecuzione che sembra premeditata e non frutto di impeto: tre colpi sparati con freddezza, il giubbotto col cappuccio per nascondere il volto, la borsa pronta in casa col passaporto dentro, l'incredibile somiglianza con il fotogramma del Mercure. La posizione del tunisino, collega di Badr, appare piuttosto compromessa

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Un fotogramma delle immagini riprese da un albergo di via Roma potrebbe inchiodare Alì El Abed Baguera, il tunisino di 32 anni accusato di aver ucciso il collega cameriere algerino 41enne Badr Boudjmai, detto Samir.

L’assassino, nella notte dell’omicidio, ha indossato un giubbotto nero con un cappuccio ricoperto da pelo, nonostante il clima fosse ancora piuttosto mite. Un tentativo, quello di coprire il viso, che sarebbe andato a vuoto davanti al Mercure Hotel. In un frame, infatti, il killer di vede in viso. Secondo i pm che stanno indagando non ci sarebbero dubbi: si tratterebbe di Alì El Abed Baguera. Il movente è un po’ debole e l’avvocato dell’uomo, Salvino Caputo, promette battaglia basandosi su questo ma anche su alcune testimonianze. Il tunisino avrebbe ucciso per le continue dispute sull’accaparramento dei turisti. Entrambi, infatti, facevano i buttadentro in due ristoranti vicini.

La posizione dell’uomo, comunque, è molto compromessa. A parte il frame, in cui è evidente la somiglianza, a casa del presunto assassino, sarebbe stata trovata una borsa piena di vestiti con dentro il passaporto, chiaro segno di una imminente partenza. Ed è proprio per il pericolo di fuga, ma anche di possibile inquinamento delle prove, che il gip ha disposto l’arresto.