Era il 1990. Con sulle spalle il numero 19 della Nazionale italiana, Totò Schillaci, l’attaccante palermitano del Cep l, aggiunto alla rosa dei Mondiali di calcio all’ultimo minuto dal Ct azzurro Azeglio Vicini, faceva sognare l’Italia intera con i suoi gol. Un mondiale che si giocava in Italia ma soprattutto a Palermo, dove si faceva festa per il nuovo idolo, il ragazzo venuto dalla periferia che ce l’aveva fatta. Un esempio per tutti di tenacia, applicazione e talento, qualità che finalmente portavano a qualcosa di buono, anche senza appoggi e raccomandazioni.
In quelle notti magiche, a fare festa era soprattutto il quartiere San Giovanni Apostolo, ovvero il Cep, lì dove era nato Totò e dove, tra i marciapiedi e l’asfalto dissestati, aveva tirato i primi calci ad un pallone. Sotto casa Schillaci era il carnevale di Rio, con caroselli fino all’alba.
Stamattina, alle 9, il Cep non farà festa ma in un triste commiato saluterà per l’ultima volta il suo campione. Il feretro di Totò Schillaci, infatti, prima di essere portato in Cattedrale, dove ad accoglierlo ci sarà mezza Palermo, passerà sotto quella vecchia casa per l’ultimo saluto a quei luoghi e a quella gente in cui e a cui il campione palermitano era molto legato.
La messa in Cattedrale sarà invece alle 11.30 e sarà celebrata da monsignor Sarullo. Non ci sarà posto per tutti ma solo per mille persone. La Cattedrale e il suo giardino esterno saranno transennati per questioni di sicurezza.