giovedì, 25 Dicembre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Tra WhatsApp e Messenger, il rito degli auguri di Natale perde autenticità e diventa un gesto automatico

Natale, l’epoca dei «freddi» auguri copiati e incollati

Oggi è Natale. Le luci restano accese anche di giorno, le tavole si preparano lentamente e i telefoni, puntuali come ogni 25 dicembre, iniziano a vibrare. WhatsApp, Telegram, Messenger: una raffica di notifiche che arriva già dalle prime ore del mattino. “Buon Natale”, “Serene feste”, “Tanti auguri a te e famiglia”. Messaggi corretti, educati, spesso accompagnati da un’immagine scintillante o da una gif animata. Peccato che, nella maggior parte dei casi, siano identici per tutti

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È diventata una consuetudine silenziosa: un solo testo, copiato e incollato, inviato indistintamente a tutta la rubrica. Amici stretti, colleghi occasionali, parenti, individui mai più sentiti, a volte anche gente con cui si sono chiusi i rapporti in maniera burrascosa ma che è ancora fra i nostri contatti (che figura di m…. 😅). Tutti ricevono lo stesso augurio, nello stesso momento, con le stesse parole. Un gesto che formalmente assolve al dovere del “ricordarsi”, ma che difficilmente riesce a trasmettere calore, attenzione o autenticità.

Mai come oggi abbiamo strumenti che permettono di comunicare in modo immediato e personale, eppure scegliamo spesso la strada più rapida e impersonale. Il messaggio preconfezionato rassicura chi lo invia: richiede pochi secondi, evita dimenticanze, non espone emotivamente. Ma dall’altra parte lascia una sensazione sottile di vuoto, come se l’augurio fosse più un adempimento che un pensiero sincero.

Non si tratta di demonizzare la tecnologia, né di invocare nostalgicamente cartoline scritte a mano o telefonate interminabili. Il punto è un altro: il valore del Natale, almeno nella sua dimensione umana, sta nella relazione. Sta nel ricordarsi davvero dell’altro, nel chiamarlo per nome, nel fare riferimento a qualcosa che lo riguarda. Anche un messaggio breve può diventare significativo, se contiene un dettaglio, una parola scelta apposta, un segno di ascolto.

In una città come Palermo, dove il Natale è ancora fortemente legato agli affetti, alla famiglia allargata, ai rituali condivisi, questo scollamento si avverte forse di più. Ci si incontra meno, ci si parla di meno, ma ci si invia auguri in quantità industriale. Il risultato è una pioggia di messaggi che si somigliano tutti, letti velocemente e archiviati senza traccia.

Forse il Natale potrebbe essere anche l’occasione per rallentare questo automatismo. Per inviare meno messaggi, ma migliori. Per scegliere di non scrivere a tutti, ma di scrivere davvero a qualcuno. Perché un augurio, per essere tale, non ha bisogno di effetti speciali o frasi ad effetto. Ha bisogno di essere autentico.

E allora, in mezzo a decine di notifiche tutte uguali, quel messaggio che arriva con parole semplici ma pensate, con un riferimento personale, con un “come stai?” che non sia di facciata, continua a fare la differenza.

Infine, l’occasione è gradita per ringraziare i nostri lettori, ai quali va un Buon Natale sincero, fatto di tempo dedicato, di parole non automatiche e di attenzione vera. Speriamo non suoni freddo o preconfezionato, perché nasce dal desiderio autentico di ringraziarvi uno per uno per esserci ogni giorno, per leggere, riflettere e condividere. Che sia un Natale semplice, magari imperfetto e sentito. Ma soprattutto umano.

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