venerdì, 1 Agosto 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Sequestrati beni a tre soggetti legati al traffico di stupefacenti e a cosa nostra

Mafia, confiscati oltre 2 milioni di euro: colpo alle cosche di Bagheria e Palermo

Altro duro colpo inferto alla criminalità organizzata nel capoluogo siciliano. Grazie ad una operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo, sono stati eseguiti tre provvedimenti di confisca emessi dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione con sequestri per un valore complessivo di oltre due milioni di euro, riconducibili a tre soggetti legati al traffico di stupefacenti e alle cosche mafiose di Palermo e Bagheria.

Il primo provvedimento riguarda Stefano Bologna, 62 anni, palermitano, arrestato nell’ottobre del 2021 nell’ambito dell’operazione “Nemesi” e condannato a due anni e otto mesi di reclusione per plurime cessioni di hashish e marijuana. L’inchiesta aveva fatto luce su un’articolata rete criminale dedita allo spaccio di droga nel quartiere Sperone di Palermo: gli stupefacenti venivano nascosti e lavorati non solo in luoghi appartati e difficilmente accessibili, ma anche all’interno delle abitazioni, talvolta persino nelle camerette dei figli minorenni. Interi nuclei familiari erano coinvolti nelle attività illecite. I beni confiscati a Bologna, già sottoposti a sequestro nell’ottobre 2024 e ora oggetto di confisca di primo grado, consistono in un bar situato a Bagheria – con l’intero complesso aziendale – e quattro rapporti bancari, per un valore stimato di circa 500 mila euro.

La seconda confisca, questa volta definitiva, riguarda Tommaso Di Giovanni, 59 anni, palermitano, condannato in via definitiva a 15 anni e sei mesi per aver diretto, insieme ai fratelli, il mandamento mafioso di Porta Nuova. Il suo nome era già emerso in altre note operazioni antimafia come “Perseo” e “Pedro”. Arrestato nel marzo del 2019 durante l’operazione “Atena”, Di Giovanni è stato riconosciuto come figura apicale all’interno di Cosa nostra palermitana. I beni definitivamente confiscati comprendono un’impresa individuale attiva nella vendita al dettaglio di carni a Palermo, un fabbricato di dieci vani su tre elevazioni, un’abitazione ultrapopolare e la metà di un locale commerciale, per un valore complessivo di 700 mila euro.

Infine, il terzo provvedimento di confisca definitiva ha colpito il patrimonio di Nicolò Testa, 63 anni, originario di Bagheria e deceduto nel 2023. Testa era stato arrestato nel 2015 durante l’operazione “Panta Rei” per il suo ruolo di vertice nella famiglia mafiosa di Bagheria. Le indagini lo avevano indicato come riferimento per l’imposizione del racket delle estorsioni nel territorio e soggetto centrale nella gestione della latitanza di Bernardo Provenzano. Uomo di fiducia di Giuseppe Di Fiore, esponente di spicco di Cosa nostra, Testa aveva ricevuto condanne a 13 anni e sei mesi di reclusione in primo e secondo grado. La confisca, ora definitiva, ha interessato un’impresa individuale operante nel settore edile e il relativo complesso aziendale – che comprende anche due imprese connesse e numerosi mezzi industriali e di trasporto – oltre a due appezzamenti di terreno, per un valore stimato di 800 mila euro.

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