L’ex capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, sarebbe finito nel mirino di Totò Riina. Questo quanto confidato dal boss nel novembre 2013 durante l’ora d’aria nel carcere di Opera. Secondo Riina, l’uccisione dell’ex questore di Palermo non avvenne per l’opposizione dei Madonia, rei secondo il capo dei capi di essere “confidenti dei servizi segreti”. Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Onorato, l’ex poliziotto sarebbe stato salvato dal contatto proprio con la famiglia mafiosa del quartiere Resuttana, seppure queste affermazioni non abbiano trovato riscontro nell’ambito del processo Borsellino quater. La Barbera (morto nel 2002), nel processo d’appello relativo al depistaggio sulla strage di Via D’Amelio, è accusato di essere stato il regista della “creazione” del falso pentito Scarantino. “Quando la televisione annunciò la collaborazione di Scarantino – ha aggiunto Onorato durante le fasi processuali – , io e altri mafiosi detenuti all’Ucciardone ci mettemmo a ridere, dicendo che il dottore La Barbera si stava comportando bene, che aveva le corna dure”.
Mafia, c’era la condanna a morte per l’ex questore La Barbera
Totò Rina aveva decretato l’uccisione di La Barbera. Decisiva l’opposizione della famiglia Madonia