Lipari, terra di miti e acque cristalline, si è trasformata in questi mesi in un set internazionale grazie a Christopher Nolan. Il regista britannico, reduce dal successo mondiale di Oppenheimer, ha scelto la Sicilia per riportare sul grande schermo l’epopea di Ulisse in The Odyssey, con Matt Damon nei panni dell’eroe greco.
Tra febbraio e agosto 2025, le telecamere hanno girato tra Marocco, Grecia, Islanda e Regno Unito, ma è stata proprio la Sicilia ad avere un ruolo da protagonista, con le cale di Favignana e le scogliere di Vulcano e Lipari, trasformate in veri e propri scenari epici. Un colosso produttivo che ha portato nell’arcipelago suggestione, turismo e curiosità internazionale.
Qualche settimana fa, la sorpresa: sul fondale di Pietra del Bagno, bagnanti e subacquei hanno segnalato la presenza di ossa e scheletri. Niente misteri archeologici né cronache nere: si trattava di materiali scenici di plastica, rimasti sott’acqua dopo le riprese. Un ritrovamento che ha acceso la discussione su come il cinema, quando invade luoghi fragili e preziosi, dovrebbe impegnarsi a “scomparire” con la stessa cura con cui arriva.
La voce delle istituzioni
A intervenire è stata l’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente, Giusi Savarino, che già in primavera aveva concesso la Valutazione di Incidenza Ambientale necessaria alle riprese, vincolandola a precise regole di tutela. «Insieme all’autorizzazione – ha ricordato – avevamo anche dato regole e indicazioni per proteggere l’area. I ritrovamenti degli ultimi giorni rappresentano un motivo di forte preoccupazione».
Non solo, Savarino ha ribadito il valore della collaborazione con le produzioni internazionali, ma con una puntualizzazione netta: «Siamo contenti di ospitare grandi progetti e pronti ad agevolarli – ha dichiarato – ma nessuno pensi di poter abusare della nostra generosità mancando di rispetto alle nostre bellezze naturali».
I prossimi passi
Su indicazione dell’assessore, l’Arpa Sicilia è stata incaricata di un sopralluogo con monitoraggi specifici per valutare l’impatto dei materiali sull’ecosistema marino. Intanto la Guardia Costiera ha notificato una diffida alla produzione, intimando la rimozione degli oggetti di scena rimasti in acqua.
Epica e responsabilità
Il paradosso è evidente: nel raccontare il viaggio dell’eroe che più di tutti ha solcato i mari, il set ha lasciato tracce non proprio mitologiche tra i fondali. Ma la vicenda, più che incrinare l’immagine del film, diventa occasione per riflettere su una sfida contemporanea: come coniugare cinema e ambiente.
Perché se è vero che un kolossal come The Odyssey porta lustro, turismo e una vetrina mondiale alla Sicilia, è altrettanto vero che le Eolie, patrimonio UNESCO, chiedono in cambio attenzione e rispetto. E in fondo la lezione è semplice: dopo l’ultimo ciak, il mare deve tornare a essere protagonista, non comparsa.