domenica, 3 Agosto 2025
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La giovane residente a Capaci è stata trovata morta in una piscina al termine di una festa di laurea

La morte di Simona Cinà in piscina, un caso pieno di ombre

La morte di Simona Cinà, vent’anni, sportiva e appassionata giocatrice di beach volley, apre interrogativi inquietanti su quanto avvenuto nella notte tra venerdì e sabato in una villa privata di Bagheria, affittata per una festa di laurea. Un caso che, pur presentandosi inizialmente come una tragica fatalità, mostra numerosi elementi anomali che impongono un’analisi criminologica attenta e strutturata.

Il contesto: una festa, una piscina, troppi silenzi

Alle 4 del mattino circa, Simona viene ritrovata priva di vita nella piscina della villa. A trovarla sono alcuni invitati rimasti fino a tardi, una trentina di ottanta totali. Il corpo è immerso in un metro d’acqua, in posizione supina, al centro della vasca. Una delle prime stranezze riguarda proprio la posizione in cui viene ritrovata. Nelle morti per annegamento il più delle volte il corpo della vittima è rivolto verso il basso.

Quando arrivano i soccorsi, Simona è già a bordo piscina. Qualcuno l’ha tirata fuori dall’acqua per farle manovre salvavita. Pertanto questa narrazione in cui si descrive Simona supina, è una testimonianza dei presenti, non dimostrabile con prove documentabili, a meno che qualcuno dei presenti non abbia fatto delle foto prima di estrarre Simona dall’acqua. Circostanza che appare alquanto improbabile.

Quando i genitori e i fratelli si precipitano sul posto, trovano la giovane già morta, in costume, adagiata a bordo piscina.

Altre anomalie

Dal racconto dei familiari emergono una serie di elementi critici che pongono dubbi su quanto realmente accaduto e su come sono stati gestiti i momenti successivi alla tragedia.

1. Assenza di alcolici in una festa open bar per ventenni: i parenti parlano dell’assenza totale di bottiglie di superalcolici e birra nella villa, nonostante si trattasse di una serata dichiaratamente con open bar.

2. I vestiti scomparsi: al momento del decesso, Simona indossa solo il costume. La sua gonna di jeans e la maglietta verde risultano introvabili.

3. Il comportamento dei presenti: dei circa 80 invitati, ne sono rimasti soltanto una trentina quando la ragazza viene ritrovata. Quasi tutti si presentano ancora bagnati e avvolti negli asciugamani, nonostante dichiarino di non aver fatto il bagno da poco ma di essere intenti a “ripulire” dopo la festa.

4. Il silenzio sui social: un evento con ottanta giovani, presumibilmente coetanei di Simona, eppure nessuna foto, nessuna storia, nessun video pubblicati. Né prima né dopo la tragedia. Un blackout digitale sospetto in un contesto in cui la sovraesposizione social è ormai la norma.

5. L’assenza di sequestro della villa: nonostante la morte sospetta e i molteplici elementi irrisolti, la villa non viene sottoposta ad alcun sequestro preventivo. Peggio ancora, continua a essere pubblicizzata e affittata online per altre feste.

Le ipotesi criminologiche

In base a quanto è noto, è doveroso sottolineare che le cause della morte non sono ancora state accertate pubblicamente. Tuttavia, da un punto di vista criminologico, si possono delineare alcune ipotesi operative:

Morte accidentale: la versione più immediata, ovvero che Simona abbia avuto un malore o sia annegata da sola, non può essere esclusa. Ma questa ipotesi non giustifica né il silenzio dei presenti, né la rimozione di oggetti (vestiti, alcolici), né l’assenza di contenuti social.

Omertà per coprire un evento degenerato: un’altra possibilità è che qualcosa sia degenerato durante la festa (una sfida, un gioco pericoloso, l’uso di sostanze), e che i presenti, per paura di ripercussioni penali o familiari, abbiano scelto di coprire l’accaduto.

Violenza o incidente con omissione di soccorso: il fatto che il corpo si trovasse supino, a metà piscina, potrebbe essere coerente con un trauma o uno svenimento seguito da annegamento, ma potrebbe anche suggerire che il corpo sia stato spostato.

La morte di Simona Cinà non può essere archiviata come una semplice disgrazia. Le anomalie rilevate sul posto, la scomparsa di indumenti, il silenzio dei presenti impongono un’indagine attenta e rigorosa. I familiari, fortemente provati da questa assurda tragedia meritano risposte rapide e certe.

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