La mafia sul gelato e sul fallimento di Brioscià: arresti e sequestri a Palermo

Le indagini si sono concentrate su Michele Micalizzi, storico appartenente alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, esponente di spicco del mandamento di San Lorenzo

369
guardia di finanza

Operazione della guardia di finanza all’alba di oggi. I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Michele Micalizzi, 75 anni, e Mario Mancuso, accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta.

Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla DDA di Palermo, hanno fatto luce sui rapporti tra la mafia e la Magi Srl, società dichiarata fallita nel 2021 che gestiva alcune gelaterie Brioscià nel capoluogo siciliano. In particolare, gli investigatori ritengono che Michele Micalizzi, genero dello storico boss mafioso Rosario Riccobono e già condannato per reati di mafia, avrebbe esercitato un controllo pervasivo sull’attività commerciale delle gelaterie intervenendo sulla scelta del personale e sulle strategie aziendali.

L’imprenditore Mario Mancuso, patron della Magi Srl, avrebbe tratto ingenti vantaggi economici, come la possibilità di aprire nuovi punti vendita e ottenere prestiti, dalla protezione di Micalizzi.

Quest’ultimo si sarebbe adoperato per risolvere questioni private dell’imprenditore e per garantirgli protezione da richieste estorsive di altri clan. Tutto ciò avrebbe però avuto un prezzo: parte dei profitti delle gelaterie sarebbero stati devoluti a Micalizzi per finanziare cosa nostra, in particolare per il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. Proprio questo drenaggio di risorse avrebbe determinato il dissesto finanziario della Magi Srl, dichiarata fallita nel 2021 con un buco da oltre 1,5 milioni di euro.

I giudici hanno disposto il sequestro preventivo della cifra di un milione e 511 mila euro che, secondo l’accusa, sarebbe stata distratta illecitamente dalle casse dell’azienda. Oltre ai due arresti sono state eseguite perquisizioni nei confronti di altri 4 indagati. Le indagini proseguono per ricostruire tutti i contorni della vicenda e i legami tra l’imprenditore e il clan mafioso.