venerdì, 14 Novembre 2025
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Si è avvalso della facoltà di non rispondere

Inchiesta su sanità e appalti, Cuffaro non parla davanti al Gip

L’ex presidente della Regione Siciliana e fondatore della Nuova Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro, è comparso oggi davanti al Gip del Tribunale di Palermo nell’ambito dell’inchiesta su un presunto comitato d’affari criminale che avrebbe pilotato appalti e concorsi pubblici. L’esponente politico è indagato per corruzione, turbata libertà degli incanti e associazione a delinquere.

All’ingresso del Tribunale, Cuffaro si è mostrato fiducioso nella giustizia, affermando ai giornalisti: «Confido nella giustizia». Tuttavia, nel corso dell’interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere, come indicato dai suoi legali. La decisione è ora nelle mani del Gip, che dovrà valutare la richiesta della Procura di applicare gli arresti domiciliari.

In una nota, gli avvocati Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto hanno spiegato che il loro assistito ha scelto di non rispondere «pur avendo reso delle dichiarazioni spontanee». La difesa ha sottolineato la necessità di un approfondimento sul compendio probatorio, con particolare riferimento al contenuto delle intercettazioni, prima di sottoporsi a qualsivoglia interrogatorio.

Secondo i legali, l’unica trascrizione di intercettazione ambientale finora ascoltata presenterebbe un errore su un punto di centrale rilevanza per la configurabilità del reato contestato al capo 5, in concorso con gli indagati Vetro, Pace e Tomasino. La frase contestata, infatti, non conterrebbe la parola «soldi» e non sarebbe stata pronunciata da Cuffaro, contrariamente a quanto riportato nella trascrizione.

Cuffaro
Totò Cuffaro

Durante l’udienza camerale, la difesa ha inoltre eccepito l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tutte le contestazioni provvisorie e l’inutilizzabilità della relazione di servizio contenente presunte dichiarazioni spontanee di Cuffaro, che l’ex presidente avrebbe disconosciuto.

La nota stampa dei legali

«Gli avvocati Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto, rappresentano che il dottore Cuffaro si è oggi, su loro indicazione, avvalso della facoltà di non rispondere, pur avendo reso delle dichiarazioni spontanee. Ciò in quanto si ritiene indispensabile, prima di sottoporsi a qualsivoglia interrogatorio, un approfondimento sul compendio probatorio con il quale misurarsi, con particolare riferimento al contenuto delle intercettazioni. Tale convincimento nasce anche dal fatto che l’unica trascrizione di intercettazione ambientale finora ascoltata, anche con l’ausilio di un consulente tecnico espressamente nominato, è risultata errata su un punto di centrale rilevanza per la configurabilità del reato contestato al capo 5) in concorso con Vetro, Pace e Tomasino (nel senso che non si ravvisa la parola “soldi” e la frase in questione, diversamente da quanto emerge nella trascrizione, non è stata proferita dal dott. Cuffaro). Nel corso dell’udienza camerale la difesa ha eccepito l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tutte le incolpazioni provvisorie contestate, nonché l’inutilizzabilità della relazione di servizio contenente asserite dichiarazioni spontanee rese dal dott. Cuffaro e da questo disconosciute».
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