Il tribunale civile di Palermo ha condannato BPER Banca (già Banca Carige) a ricalcolare il saldo dei conti correnti di un imprenditore palermitano ed a restituirgli quasi 50.000 euro, accogliendo in parte la domanda proposta dal correntista, assistito dallo studio legale Palmigiano e Associati, che da oltre 20 anni si occupa di contenzioso bancario, assistendo imprese e privati.
La vicenda trae origine da due rapporti aperti nel 2008 con la allora Banca Carige. L’imprenditore M.S. aveva contestato, con l’assistenza degli avvocati Alessandro Palmigiano e Mattia Vitale, l’applicazione di interessi anatocistici, spese e commissioni non pattuite, nonché tassi di interesse usurari. Tali addebiti avevano progressivamente inciso sulla stabilità finanziaria della piccola impresa. Il presunto saldo negativo, così come rappresentato dalla banca, aveva determinato una difficoltà nella gestione dei flussi di cassa. Le pressioni creditizie connesse a tali addebiti non avevano permesso di programmare con tranquillità la propria attività. Durante il corso del giudizio, l’impresa aveva infine sospeso l’attività e successivamente chiuso, in attesa dell’accertamento giudiziale volto a chiarire la correttezza dei rapporti bancari.
Dopo una complessa consulenza tecnica contabile, il tribunale – giudice unico Andrea Compagno – ha accertato che in entrambi i conti la banca aveva applicato un sistema di calcolo degli interessi non conforme alla legge e tassi superiori alla soglia d’usura vigente all’epoca.
Secondo la perizia, la capitalizzazione degli interessi avveniva in modo asimmetrico: trimestrale per quelli a debito e annuale per quelli a credito, in violazione del principio di parità. Inoltre, alcune commissioni – tra cui quelle per la messa a disposizione dei fondi e l’istruttoria veloce – risultavano addebitate senza essere previste nei contratti firmati dal cliente. Ancora più grave, ha rilevato il consulente, è che il tasso effettivo globale (TAEG) applicato, pari al 15,308%, superava la soglia antiusura fissata allora al 15,135%.
Il giudice ha quindi riconosciuto un’“usura originaria”, disponendo l’azzeramento degli interessi e delle spese illegittime e rideterminando i saldi dei conti. Alla data del 31 dicembre 2020, uno dei conti risultava a credito per oltre 73mila euro e l’altro a debito per circa 30mila, con una differenza a favore dell’imprenditore di quasi 50.000 euro con gli interessi.
La decisione – che si inserisce nel solco della più recente giurisprudenza in materia di contratti bancari e tassi usurari – rappresenta una conferma dell’orientamento delle Corti per i clienti che contestano addebiti irregolari sui conti correnti.
«Questa sentenza ribadisce che i clienti non sono soggetti deboli nei confronti del sistema bancario – commenta l’avvocato Alessandro Palmigiano –. Il Tribunale ha accertato l’applicazione di tassi usurari e oneri non pattuiti, ristabilendo un principio di legalità e trasparenza che va tutelato sempre. Il provvedimento valorizza l’orientamento giurisprudenziale secondo cui l’onere della prova sulla forma scritta dei contratti e sulla legittimità delle condizioni economiche grava sull’istituto di credito. È un precedente significativo in materia di usura originaria e di illegittima capitalizzazione degli interessi, che contribuisce a consolidare una tutela effettiva del cliente bancario».


