Il mercato americano, da sempre tra le destinazioni più promettenti per l’agroalimentare siciliano, rischia di trasformarsi in un incubo. L’intesa in fase di definizione tra Unione Europea e Stati Uniti per l’introduzione di dazi uniformi al 15% potrebbe penalizzare in modo pesante l’export isolano, colpendo settori chiave come vino, olio extravergine, agrumi e conserve.
Secondo le stime più accreditate, la Sicilia esporta ogni anno oltre 1,2 miliardi di euro in beni verso gli Stati Uniti, con un’incidenza particolarmente elevata dei prodotti agroalimentari. L’applicazione dei nuovi dazi rischia di ridurre la competitività delle imprese siciliane proprio nei settori dove l’isola eccelle: qualità, autenticità e legame con il territorio.
Dalla CGIA di Mestre arrivano numeri preoccupanti: con i dazi al 15%, l’Italia potrebbe perdere fino a 23 miliardi di euro di export, con ricadute pesanti anche sul tessuto economico siciliano. “Il mercato statunitense – spiegano le associazioni di categoria – è cruciale per l’equilibrio di molte filiere. A rischio c’è non solo il fatturato, ma anche occupazione e indotto”.
Il governo italiano ha chiesto esenzioni settoriali per le eccellenze agricole, mentre la Regione Sicilia spinge per misure di compensazione e strategie di diversificazione dei mercati. Ma intanto, per molte imprese, il sogno americano appare sempre più lontano.