Il Palermo ha la sindrome del torrone – LE PAGELLE

Ceccaroni da incubo, arcobaleno Traorè

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C’era una volta un Palermo che regalava agli avversari i primi trenta minuti di ogni partita. Oggi il vento è cambiato, la squadra è cresciuta, è qualitativa, è consolidata, è all’interno di un percorso, ed invece che la prima mezz’ora regala tutto il secondo tempo. Che sia la Cremonese o la Ternana, il Real Madrid o la Pro Caccolese. Ci sono strategie che vanno rispettate. Lo diceva anche Napoleone a Waterloo.

Un vero peccato perché il Palermo della prima frazione, fra mazzi e ramurazzi, tutto sommato aveva fatto il suo. La Ternana passa in vantaggio con Pereiro che il piede destro, fino a ieri sera alle 20,30, l’aveva a malapena utilizzato per dare l’abbrivio del monopattino. “La chiamerò sfortuna”, direbbe Vasco, che però si compensa con il gol pareggio di Lund che da solo vale il 6+1 al Superenalotto, il biglietto vincente della Lotteria Italia, una bolletta con dieci “X” presa, la coppa di “Ballando con le stelle”, la vittoria al serale di “Amici” e tre primi posti di seguito al Festival di Sanremo. Roba grossa, insomma. Su tutti, scopriamo che Traorè è un fantastico insegnante di samba e continuiamo ad ammirare il “Principe” Ranocchia che palla al piede ci prova e ci riprova. Insomma, un’onesta partita interrotta dal fischio del Sig.Bonacina che manda tutti a prendere una teglietta di pasta al forno e mezza birra.

Evidentemente, però, i ragazzi di Corini da Cremona sono tornati con la sindrome del torrone, perchè – proprio come successo contro i grigiorossi – nel secondo tempo sembra che siano tornate in campo solo le sagome con cui si provano i calci piazzati in allenamento. Iannarilli sembra essere alla Cala talmente i rosa lo vedono col cannocchiale e gli umbri ne approfittano per infilzare come tordi delle aquile apparse, invece, piccole e indifese come un pulcino bagnato. Ceccaroni decide di calarsi per vedere l’altezza dell’erba lasciandosi sfuggire Luperini che – memore del suo passato palermitano – inizia a gridare “Pi ttia!”. I rosanero si guardano smarriti domandanosi “ma pi ttia, chi?”, senza accorgersi che l’ex rosa aveva invitato il compagno Pyythia ad impallinare Pigliacelli. Vabè, un’incomprensione linguistica ci può stare. Tanto ancora è tutto risolvibile. Corini lo sa e comincia a mettere dentro tutti i giocatori offensivi a disposizione compreso Dittgen, Hoop, Lorenzini, Pircher, “El tecla” Farias e Matusiak. Tutti tranne Mancuso, nel frattempo impegnato in un’epica vasa di briscola in 5 con Henderson, Stulac, Coulibaly e Marconi. Intanto, notizie trapelate dal fronte ternano, narrano di un Breda che, come un novello Giucas Casella, nell’intervallo abbia ipnotizzato i suoi calciatori facendo loro ascoltare in loop un passaggio della conferenza prepartita di Corini nel quale il tecnico rosanero dice “Raimondo ha fatto otto gol in trasferta”. Dato da aggiornare: ne ha fatti nove uccellando ancora il povero Ceccaroni che una serata del genere vorrà dimenticarla l’altro ieri. Del fortunoso gol di Brunori al 95° – utile come un maglione di lana alle due di pomeriggio del 15 di agosto a Mondello dentro una macchina senza aria condizionata – ne trattiamo solo a titolo di cronaca. Finisce così, la vince la Ternana per tre reti a due.

Pigliacelli 5,5. Sul tiro di Pereiro è esplosivo come un cerino usato. Fa le cose migliori della partita con i piedi e deve ricorrere ad una dose massiccia di ibuprofene per il mal di schiena che gli viene a furia di raccogliere palloni dalla porta.

Diakitè 6. “Baracus” domina la fascia con uno strapotere fisico impressionante. Sente particolarmente la gara ed alle volte eccede, ma è sicuramente fra i meno peggio di una serata disarmante.

Dal 80° Vasic s.v.

Nedelcearu 5,5. Per non commettere cappellate, alterna l’eleganza del marruggio allo stile aristocratico della mazza chiodata. Non ha colpe specifiche, ma neanche meriti. 

Ceccaroni 3. Ha sulla coscienza tutti i gol umbri e gioca una partita degna di una trama di un film di Stephen King: horror. Sbaglia tutto quello che c’è da sbagliare e a fine partita vaga per il campo in stato confusionale gridando “Raimoooondooooooo”!

Lund 6,5. Il suo gol è un gioiello, un Missi-Lund da distanza siderale. Rete a parte, il contributo sulla fascia sinistra è prepotente per tutto un tempo. Finisce la benzina quando il Palermo ha smesso di giocare.

Dal 57° Aurelio 4. Apporto in fase offensivo? Nullo. Sostegno in fase difensiva? Zero.

Segre 5. Il Dottore per una sera torna alle medie e si occupa prevalentemente di fare il lavoro sporco fino a quando la colonnina dell’ossigeno va in riserva. Segre-gato.

Dal 73° Soleri 5. Entra che la squadra già è insaponata sotto la doccia e non riceve un pallone giocabile. Ma gli manca la solita elettricità. Spento.

Gomes 6. È quello che a centrocampo tiene botta per tutti. Alle volte arrunza, ma ci mette anima e grinta.

Ranocchia 5,5. Primo tempo da “Principe rosanero”, secondo da “suddito” della Ternana. Più passano i minuti, più viene spostato indietro. Altri dieci minuti e avrebbe finito la partita con i guantoni di Pigliacelli.  

Di Mariano 5,5. Lo spirito di sacrificio è da libro “Cuore”, ma è chiaro che correndo all’impazzata lungo tutto la fascia perda di lucidità in fase offensiva.

Dal 73° Insigne 4,5. Per il fratello di Insigne presenza buona solo per gli almanacchi. C’è molto più calcio in un bicchiere di latte. 

Traorè 6,5. Un arcobaleno di incoscienza che squarcia il buio dell’insipienza della fase offensiva rosanero. Dribbling, strappi, cross, tunnel… Vero che probabilmente gli mancano i novanta minuti sulle gambe, ma uscito lui si scatena la tempesta rossoverde. Punto di ripartenza.

Dal 57° Di Francesco 4. Premiato a fine partita con una tripla medaglia d’oro di nascondino dopo essere stato praticamente invisibile per quasi un tempo. Battipanni.

Brunori 6. Isolato come un cubano castrista trova (casualmente) una traversa ed un gol. 

Corini 4. Assiste ad uno scellerato secondo tempo sperando che funzioni l’equazione più punte=più punti. A fine partita, però, qualcuno pare avergli sentito cantare la strofa di Venditti che dice “la matematica non sarà mai il mio mestiere” , il chè rende tutto ancora più paradossale essendo stato scelto da un algoritmo.