“Prendi i punti e scappa” si potrebbe dire parafrasando il titolo di un celebre film di Woody Allen. La verità è che questo Palermo è come un cocktail. Ricetta: prendete sedici calciatori con la maglia rosanero, un allenatore fra i più divisivi della storia del calcio mondiale, una squadra ultima in classifica che non vince dal 26 dicembre dello scorso anno e shakerate bene. Quello che otterrete sarà qualcosa di imbevibile, una schifezza di bibita dal gusto nauseabondo che, però, più di qualcuno si ostinerà a chiamare vittoria. Sporca. Di consolidamento. Ma i tifosi farebbero bene a farsi restituire la drink card.
Sarà il nome dello stadio (Rigamonti) ma il Palermo sembra essere simile a quello di Brescia. La partita, checchè ne diranno altri scienziati del pallone, la fa il Lecco mentre il Palermo – come in uno scontro fra pari grado – aspetta in attesa di ripartire. Pigliacelli si guadagna la pagnotta dopo un minuto su Parigini e poi dobbiamo volare dritti dritti al minuto 34 quando, finalmente, si può assistere a qualcosa di decente da parte della squadra di Corini. Ci prova Brunori al volo, Melgrati devia in angolo e proprio sugli sviluppi del corner è il super bomber Nedelcearu a siglare il gol del Palermo. Ma è ancora Pigliacelli a tenere in piedi i rosa salvando sulla linea un’inzuccata di Inglese. Fischio di Pezzuto. Urge un mix di caffeina e sostanze varie ed eventuali per risvegliare una partita soporifera.
Raccontare del secondo tempo sarebbe come trascrivere i dialoghi di un film porno. Non segna nessuno, non tira nessuno. Cinque cambi per il Lecco di Aglietti, cinque cambi per il Palermo e fischio finale. Ah, giusto per la cronaca: c’era stato un penalty segnalato in favore del Palermo per un presunto fallo di Melgrati su Brunori che il VAR ha puntualmente smentito. Tutto qui. Tutto – tre punti a parte – davvero molto, ma molto triste.
Pigliacelli 6,5. Se il Palermo porta a casa i tre punti è anche merito delle sue manone che oggi rispondono presente in almeno due occasioni.
Diakitè 5. Auto-turnover per “Baracus” che decide di non attaccare praticamente mai, facendosi i fatti suoi per novanta minuti più recupero.
Nedelcearu 6. Sufficienza stiracchiata per il gol da tre punti. Ma in difesa si balla che manco in un villaggio turistico durante il gioco aperitivo.
Ceccaroni 5,5. Soffre Inglese come una gastroenterite e qualunque cross parta da qualsiasi punto del rettangolo d gioco è una scena thriller tipo le docce di Hitchcock.
Lund 4. Per tutto un tempo non si capisce se il suo avversario diretto sia Parigini o Cafu. In difficoltà fisico-atletico-mentale.
Segre 6. Suda e sbuffa per tutta la partita. Chi fa da se(gre) fa per tre.
Dal 82° Henderson s.v.
Gomes 5,5. Dai suoi piedi il cross per il gol rosanero, è vero. Ma per novanta minuti mai un’idea, mai un’illuminazione, mai una palla in verticale.
Ranocchia 4,5. C’è voluto più di un mese, ma finalmente anche il “Principe” è entrato nel mood del verbo coriniano. Mai in partita.
Dal 59° Coulibaly 5,5. Trotterella per una ventina di minuti come nella partitella di calcetto del giovedì sera con i colleghi d’ufficio.
Di Francesco 4. Herbert George Wells sarebbe orgoglioso di lui: “l’uomo invisibile”.
Dal 70° Traorè 5,5. Entra ma non vede il pallone neanche col cannocchiale.
Di Mariano 6,5. “Nel paese dei ciechi beato chi ha un occhio”. Si sbatte su tutta la fascia, cade e si rialza milleseicentotrentasette volte. Ah, e nell’occasione del gol, prima crossa per Brunori e poi batte il corner per Gomes.
Dal 70° Vasic 5,5. Come Traorè, entra che nel frattempo di calcio non se ne sente neanche più l’odore.
Brunori 6. Un solo pallone giocabile nel quale il portiere gli nega la gioia del gol. Per il resto non gli arriverebbe un pallone neanche se questa partita durasse fino al prossimo giovedì.
Dal 82° Soleri s.v.
Corini 4. Una partita giocata alla pari contro l’ultimissima della classe. Se dopo 67 panchine in rosanero questa è la sua proposta di calcio, i tifosi del Palermo sono costretti all’osteoporosi.