Il tema è il quartiere di Ballarò, l’economia, i volti, la società. I ragazzi diventano registi, sceneggiatori. Si terrà oggi alle 16,30 nell’aula magna dell’istituto magistrale “Regina Margherita” di Palermo la proiezione del documentario “Prove tecniche per un’occupazione” per la regia di Giovanni Totaro e la fotografia di Antonino Costa. È il lavoro conclusivo del progetto “Ballarò ’23” realizzato nell’ambito del Piano nazionale cinema e immagini per la scuola promosso dai Ministeri della Cultura e dell’Istruzione e del merito. La prima assoluta vedrà la partecipazione di Giuseppe Pierro, direttore generale dell’ufficio scolastico regionale che incontrerà gli studenti e il corpo docente dell’istituzione scolastica.
“In quella zona del centro storico della città di Palermo che può configurarsi come “periferia al centro” – racconta il dirigente scolastico Domenico Di Fatta – in un territorio dove nuove potenzialità convivono con una diffusa cultura dell’illegalità, attraverso i dialoghi tra i ragazzi protagonisti di “Prove tecniche per un’occupazione” volta alla salvaguardia del plesso Cascino, si assiste alla presa di consapevolezza della propria crescita interiore e alla nascita di un diffuso senso civico volto alla partecipazione e al cambiamento”.
“I ragazzi dell’istituto – sottolinea il responsabile scientifico del progetto Luciano Accomando – dopo aver partecipato ad alcune masterclass e al Salina doc Fest si sono cimentati in un progetto di ricerca-azione che li ha portati alla produzione di un documentario. Il progetto ha offerto agli studenti competenze trasversali e un approccio professionale ai mestieri del cinema”. Un’esperienza cinematografica a tutto tondo che ha coinvolto gli studenti dell’Istituto Magistrale “Regina Margherita” di Palermo e la società di produzione indipendente Centro Studi Pianosequenza.
“Attraverso la scelta di un tema urgente per gli studenti, ovvero le sorti strutturali della propria scuola – sottolinea il regista Giovanni Totaro – il documentario è riuscito a oltrepassare i confini del laboratorio cinematografico agganciandosi al sentire presente dei ragazzi. Infatti il lavoro, ha lasciato nei partecipanti una consapevolezza rispetto alla capacità di intervenire sulla realtà che li circonda. Loro in quanto studenti sono parte attiva del sistema scolastico e al contempo da cittadini, mantengo un senso critico e civico sulla città che abitano.”
Gli studenti, affiancati da professionisti del cinema, hanno curato tutte le fasi del processo filmico, dalla stesura del soggetto alla composizione delle colonne sonore. “Una esperienza fantastica – commenta la direttrice dei servizi generali amministrativi Elvira Sciurba – che, nella coralità del coinvolgimento di tutti gli indirizzi e di tutti i plessi, ha consentito agli studenti, attraverso il linguaggio cinematografico, di potere mettere a frutto le competenze acquisite sui banchi di scuola, e veicolarle verso una riflessione consapevole nella società civile e soprattutto nel senso dell’ unione e della comunione di sentimenti propri dell’essere umano. In primis l’amicizia e il senso del vivere comune.
Il progetto è stato un pretesto per celebrare l’incontro con il quartiere Ballarò. “Ho passato gran parte dell’estate 2023 a partecipare alla realizzazione del film ‘Prove tecniche per un’occupazione’ – sottolinea la studentessa e attrice Sofia Arini – Inizialmente pensavo che avrei solo dovuto scrivere la sceneggiatura, ma a quanto pare è vero quando dicono che la vita può portare meravigliose sorprese: infatti mi trovai a recitare nel film. Era la prima volta che recitavo per il grande schermo e, se devo essere sincera, è stato molto duro farlo. Ma non mi persi d’animo e misi tutta me stessa per riuscire al meglio. Sono passati tanti mesi da quell’estate, mi viene da ridere a pensare tutto ciò: ai momenti di tensione, di tristezza, di rabbia ma soprattutto di felicità con i miei compagni, che ad oggi posso definire amici”.
“Partecipare al progetto – conclude Ilenia Bonfardeci studentessa e attrice – è stata un’esperienza molto strana, in senso positivo, e diversa da come me l’aspettavo, forse perché non avevo idea di come venisse girato un documentario. È stato un viaggio nelle mie fragilità, e questo non me lo aspettavo. Mi sono spesso sentita a disagio, talvolta invece le risate allentavano la tensione, e quelle c’erano sempre per fortuna. Anche le mie amicizie e conoscenze si sono allargate tantissimo, ho conosciuto molte persone, tanti altri piccoli mondi e avuto l’opportunità spesso di sentirmi capita, o talvolta proprio incompresa, un paradosso lo so, ma nella totalità forse anche positivo. I dietro le quinte sono fantastici, e ancora di più farne parte lavorando con dei professionisti”.