Furto di olive nel Giardino della Memoria? Vassallo: “Nessuna viltà, è colpa della siccità”

Niente olio ricavato dal giardino quest'anno per le diocesi italiane per assenza di olive. Secondo la vedova dell'agente Montinaro sarebbero state rubate. La versione del noto fotografo di Capaci smentisce però la sua versione

282

Il Giardino della Memoria di Capaci, luogo simbolo del ricordo delle vittime della strage del 1992, è al centro di una controversia che mescola denuncia, emozioni e chiarimenti. L’episodio ha preso avvio con la segnalazione di Concetta (Tina) Martinez, presidente dell’associazione Quarto Savona Quindici e vedova dell’agente Antonio Montinaro, morto nella strage insieme al giudice Giovanni Falcone e ad altri membri della scorta. Martinez ha dichiarato pubblicamente che quest’anno non sarà possibile produrre l’olio simbolico ricavato dagli ulivi del Giardino, destinato tradizionalmente alle diocesi per i sacramenti.

“Un gesto vile”, ha definito l’accaduto, sottolineando come il furto rappresenti non solo un danno materiale ma un’offesa alla memoria di chi ha sacrificato la vita per il bene comune. Tuttavia, la denuncia della presidente si è scontrata con un’altra versione dei fatti, fornita da Antonio Vassallo, fotografo molto attivo nel territorio di Capaci e frequentatore abituale di quei luoghi dove porta spesso i ragazzi delle scuole. Vassallo smentisce l’ipotesi del furto, spiegando che, a causa della siccità, quest’anno gli ulivi del Giardino non hanno prodotto alcun frutto.

La situazione sarebbe stata da lui verificata già a inizio ottobre quando notò questa circostanza insieme ad un docente dell’Istituto di Agraria che collabora con l’associazione Quarto Savona 15. “La mancanza di olive non è colpa di un furto, ma delle condizioni climatiche”, ha dichiarato Vassallo, aggiungendo una critica alla gestione del Giardino. “Un giardino, come la memoria, va coltivato ogni giorno. Purtroppo non sempre accade, e questo incide sui risultati”.

Le dichiarazioni di Vassallo accende il dibattito, soprattutto in relazione al termine “vile” usato dalla vedova Montinaro, che secondo il fotografo rischia di offendere gli abitanti del luogo, ingiustamente accusati di omertà. “Un giardino e le sue piante sono come la memoria – commenta il fotografo -. Deve essere coltivato ogni giorno, cosa che purtroppo non accade. Se non coltivi ogni giorno ‘biologicamente’ non ottieni i buoni frutti. Sono certo – conclude Vassallo – che le 226 diocesi di tutta Italia, provvederanno in tempo a trovare il prezioso oro verde, quest’anno con la certezza totale della sua provenienza”.

Giardino della Memoria

E c’è chi la butta in satira