La vicenda di Angelo Onorato, a quasi un anno e mezzo di distanza, resta dunque avvolta nel mistero. Francesca Donato, europarlamentare e moglie dell’architetto palermitano, è tornata a parlare pubblicamente della misteriosa morte del marito, ritrovato senza vita il 25 maggio dello scorso anno nella sua auto. Ospite della trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4, la Donato ha ribadito con forza la sua convinzione: quella di Angelo non fu una morte volontaria.
“C’erano stati dei segnali prima della sua morte – ha raccontato –. Mio marito mi aveva confidato, in un paio di occasioni, di essere preoccupato per una persona di Capaci. Mi disse: ‘forse mi fa ammazzare’. C’erano sì dei debiti e delle questioni personali, ma non mi ha mai detto il nome di questa persona. Tuttavia, penso che da lì si debba partire per capire cosa è successo”.
Secondo la ricostruzione della moglie, la mattina del 25 maggio Angelo Onorato aveva detto di dover andare proprio a Capaci, per un appuntamento che non desiderava ma che riteneva necessario “per risolvere bonariamente una questione rimasta aperta”. Donato ha sottolineato la stranezza di alcuni particolari che, a suo giudizio, rendono inverosimile la tesi del suicidio: “Mio marito è stato trovato con la cintura allacciata, ma non nella chiusura del suo lato: era inserita nella fibbia del passeggero. Lui non amava mettere la cintura e aveva una linguetta apposita per disattivare il bip. Era una posizione innaturale, dietro il collo. Io, in quel momento di shock, l’ho slacciata per abbracciarlo, ma poi rivedendo le foto mi sono chiesta: come può una persona che vuole togliersi la vita mettersi così la cintura?”.
L’eurodeputata ha poi raccontato di un dettaglio che, secondo lei, smentirebbe la ricostruzione ufficiale: “Quando l’ho trovato, c’era una grande macchia di sangue sul lato destro, era evidente che si fosse accasciato così. Ma sul sedile era seduto dritto: chi lo ha ucciso lo ha rimesso in posizione, perché dall’esterno non si vedesse nulla”.
Nel corso della trasmissione, Francesca Donato ha ricordato altri elementi che la portano a escludere l’ipotesi del suicidio: “Sulle fascette – sia quella al collo che quella trovata a terra – non c’erano impronte. Chi le ha usate indossava dei guanti. E poi la centralina dell’auto ha registrato l’apertura di uno sportello alle 11:07. Quando abbiamo trovato la macchina, il lato guida era chiuso e l’unico sportello aperto (nella foto copertina) era quello posteriore destro: segno che chi era con lui è scappato da lì”.
La moglie dell’architetto ha anche richiamato le risultanze dell’autopsia: “È stato ricostruito il movimento di strangolamento e si è visto che la fascetta poteva essere stata chiusa da dietro, con un gesto rapido, da destra verso avanti. Mio marito da solo avrebbe dovuto fare delle contorsioni per serrarsela così. Era una fascetta lunga, alta un centimetro e mezzo, e c’era tutto lo spazio per lasciare impronte”.
Un altro aspetto ritenuto cruciale riguarda le analisi del DNA: “La Scientifica ha trovato il DNA di mio marito dappertutto, ma anche uno o due profili ignoti che non sono stati minimamente approfonditi”, ha denunciato Donato.
In chiusura, l’europarlamentare ha voluto ricordare il marito con affetto: “Angelo era una persona solare, generosa, sempre pronta ad aiutare gli altri. Amava la vita, non aveva paura dei pericoli, era spericolato, un appassionato di Harley-Davidson. Chi lo conosceva non ha mai creduto che potesse suicidarsi. Era un combattente, l’esatto opposto di chi sceglie di togliersi la vita”.
In studio era presente anche l’avvocato della famiglia Onorato, Vincenzo Lo Re, che ha aggiornato sulla situazione giudiziaria: “La magistratura ha chiesto l’archiviazione del caso, ma noi abbiamo presentato opposizione con una PEC di 25 pagine. Le PM non affermano che si sia suicidato, ma sostengono che in 18 mesi di indagini non sono emersi elementi sufficienti per proseguire con l’ipotesi di omicidio. Non c’è una conclusione chiara, ma noi continuiamo a chiedere che la verità venga cercata fino in fondo”.