venerdì, 11 Luglio 2025
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Il sacerdote Antonino Treppiedi si sarebbe occupato di alcune attività operative

Fondi pubblici, favori e pressioni: l’inchiesta che scuote l’Ars coinvolge anche un sacerdote

L’inchiesta che sta travolgendo i vertici dell’Assemblea regionale siciliana assume contorni sempre più inquietanti. Al centro delle indagini coordinate dalla Procura di Palermo c’è un presunto sistema finalizzato alla gestione clientelare di fondi pubblici, che avrebbe avuto come fulcro il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e la sua ex portavoce Sabrina De Capitani. Entrambi risultano indagati. Con loro, anche l’imprenditrice Marcella Cannariato, a capo della Fondazione Dragotto, nonché moglie di Tommaso Dragotto, patron della società di autonoleggio “Sicily by Car”.

Secondo gli inquirenti, i contributi pubblici sarebbero stati usati per consolidare il consenso politico e ricambiare favori ricevuti. Uno dei casi finiti sotto la lente è quello relativo a un contributo straordinario di 100 mila euro concesso alla Fondazione Dragotto per l’organizzazione di eventi benefici natalizi. A stabilire l’erogazione era stato lo stesso Galvagno, come emerge da un’intercettazione in cui informava De Capitani: «Guarda che gli sto dando centomila euro alla Fondazione Dragotto». La risposta dell’ex portavoce non lasciava dubbi: «Ho capito, già fatto, tutto a posto».

La somma era destinata, tra l’altro, a manifestazioni per i bambini meno abbienti di Palermo, Catania e Messina, oltre che a un’iniziativa prevista per il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Di quest’ultima, come di tutte le attività operative, si sarebbe occupato il sacerdote Antonino Treppiedi. Per quell’evento era stata prevista un’ulteriore erogazione di 23 mila euro. Cannariato, parlando con Giuseppe Martino, all’epoca capo di gabinetto vicario dell’assessore al Turismo Elvira Amata, commentava la cifra ricevuta: «Per me è un’esagerazione». Ma Martino rincarava: «Non è un’esagerazione, anzi, mi aspettavo qualcosina in più. Abbiamo attivato la punta dell’iceberg, ora parte tutto il resto».

Le conversazioni captate restituiscono un quadro fatto di rapporti trasversali, in cui compaiono anche pesanti giudizi su figure istituzionali. Cannariato, sempre intercettata, spiegava di aver ricevuto i fondi «pur di non passare attraverso Patrizia Monterosso», allora direttrice generale della Fondazione Federico II. In un dialogo con il sacerdote Treppiedi, i toni diventano durissimi: «Ma quella è una massona, so pure in quale loggia è, a Trapani», affermava Cannariato. E Treppiedi replicava: «Meglio così, lontano da noi questa gentaglia, noi siamo cattolici, apostolici, romani e timorati di Dio».

La tensione tra Cannariato e Monterosso emerge anche da un altro passaggio: «Questa mi ha rotto le scatole, perché mi ha anche detto “come mai che sono arrivati soldi a te? Me lo fai sapere a parte?” Dissi: “No anche no, non ho motivo di farti sapere un bel niente”».

Ma l’inchiesta tocca anche il mondo dello sport. Gli atti rivelano un progetto mai realizzato che avrebbe dovuto coinvolgere l’Inter, con una presentazione della squadra alla Valle dei Templi e un’operazione di marketing che prevedeva due milioni di euro in cambio della stampa del logo See Sicily sulle maglie nerazzurre. La regia di tutto, ancora una volta, sarebbe stata di De Capitani, in raccordo con l’assessore Amata.

A far emergere il piano sono state intercettazioni risalenti al marzo 2023, in cui compaiono anche riferimenti a un dirigente della società sportiva (non indagato). I due milioni erano stati già messi a bilancio, ma il progetto si è arenato in seguito allo scandalo mediatico esploso dopo il “caso Cannes”. La stessa De Capitani, intercettata, racconta il disappunto del dirigente dell’Inter per il blocco improvviso dei fondi.

L’episodio torna anche in un’altra conversazione, nella quale Galvagno chiede a De Capitani due biglietti per la partita Inter-Juventus del 19 marzo 2023. «Il direttore era molto arrabbiato», spiega lei, ma nonostante tutto si sarebbe comunque impegnato per procurare i biglietti, in vista anche di un incontro da organizzare a Palermo. Il commento di Galvagno, tuttavia, lascia trasparire la logica sottesa a certe dinamiche: «I biglietti che ci dava mica erano tanti regalati. Ci costavano due milioni».

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