Sono tempi difficili in ambito economico. Tempi difficili in cui per andare avanti si deve tagliare. Lontano dai riflettori, se possibile. Le politiche di finanziamento italiane destinate alla prevenzione di fenomeni critici sono infatti cambiate. Meno soldi, più concentrati magari, ma non mancano critiche e preoccupazioni. Il primo caso è quello che arriva dal settore del gioco d’azzardo pubblico e legale. Un comparto che frutta entrate importantissime per la casse erariali, dal momento che nel 2024 il volume totale del settore ha raggiunto circa 160 miliardi di euro, registrando un incremento del 9% rispetto all’anno precedente.
Un trend positivo che ha portato il governo a prevedere, nella Legge di Bilancio 2025, ricavi stimati in circa 4 miliardi di euro derivanti da modifiche normative su istituti di credito, polizze assicurative e licenze ludiche. All’aumento delle entrate fiscali, però, non si è accompagnato un aumento dei fondi destinati alla prevenzione e al trattamento della ludopatia. Anzi, al contrario, nella manovra finanziaria è stato eliminato il fondo dedicato di 50 milioni di euro all’anno per contrastare e trattare il disturbo da gioco patologico. In sua sostituzione, un nuovo fondo Fondo per le dipendenze croniche, con una disponibilità annua di 94 milioni di euro.
I fondi sono quindi quasi raddoppiati, il problema è che il precedente fondo riguardava esclusivamente i problemi legati al gioco mentre adesso riguarda anche le tossicodipendenze, l’abuso di alcol, le dipendenze digitali. E di questi soldi solo il 34,25% è destinato ai programmi regionali per il gioco problematico, riducendo il budget di quasi 20 milioni di euro rispetto al passato. Una riorganizzazione delle risorse economiche che ha sin dai primi giorni sollevato le preoccupazioni delle associazioni di categoria, che temono una frammentazione degli interventi e una minore efficacia delle iniziative specifiche contro la ludopatia. La soppressione dell’Osservatorio sul gioco d’azzardo, inoltre, potrebbe compromettere la capacità di monitorare adeguatamente il fenomeno e di sviluppare strategie mirate di contrasto.
Discorso simile per un altro importante fondo: quello destinato alla prevenzione della violenza contro le donne. Secondo un report di ActionAid, in un anno di governo, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha ridotto del 70% i fondi per la prevenzione della violenza contro le donne, passando dai 17 milioni di euro stanziati dal governo Draghi nel 2022 ai 5 milioni del 2023. Per il 2024 e 2025 si è tornati a 10 milioni, mentre per i prossimi anni la spesa scende di nuovo a 6 milioni. Altro aspetto interessante è il concentrarsi quasi esclusivamente sulla repressione del fenomeno, senza investire in prevenzione ed educazione. In Italia, quasi 7 milioni di donne hanno subito una forma di violenza nel corso della propria vita, e più di 2 milioni hanno subito stalking. Di fronte a numeri così non si può di certo rimanere con le mani in mano. E si deve investire, invece che tagliare.