Dino era un maialino lattante e indifeso. È stato trovato tra i cassonetti di via dell’Antilope, nel quartiere Bonagia di Palermo, abbandonato come spazzatura, in condizioni gravissime: disidratato, in ipotermia, ormai allo stremo delle forze.
«Fino a tarda notte abbiamo provato a rianimarlo», ha raccontato l’assessore al Benessere Animale Fabrizio Ferrandelli in un post che in poche ore è già diventato virale tra gli attivisti e i cittadini sensibili alla causa animale. Quando la Polizia Municipale è intervenuta, avvisando le associazioni di tutela animali, Dino era già in condizioni critiche. La corsa contro il tempo verso la clinica veterinaria indicata dagli “Amici degli Animali” non è bastata.
Ferrandelli, che ha scelto di agire in prima persona, trasportando Dino e affiancando i medici della struttura di via Tiro a Segno (anche loro fuori servizio), ha lottato per ore nella speranza di salvare una vita che qualcuno aveva già condannato.
«Dino non c’è più – ha dichiarato amaramente –. Se fosse stato affidato subito alle cure giuste, forse ce l’avrebbe fatta. La responsabilità morale e civile di chi ha scelto di abbandonarlo resta enorme». Parole dure, che toccano anche le istituzioni: «Spesso – denuncia l’assessore – le associazioni sopperiscono alle lentezze e ai vuoti del sistema pubblico. È grazie a loro se ogni giorno, in silenzio, si salva ciò che altri distruggono con crudeltà o indifferenza».
L’assessore ha voluto ringraziare pubblicamente la Polizia Municipale per la tempestività e la sensibilità dimostrata, ma lancia un appello forte: «Adesso tocca a loro individuare il “maiale” che ha abbandonato Dino. Perché non è solo un crimine contro un animale: è un atto disumano contro la civiltà».
La vicenda ha acceso un riflettore doloroso su un problema che a Palermo resta drammaticamente attuale: l’abbandono degli animali, l’assenza di strutture pubbliche pronte a intervenire nell’immediato, e un senso civico che, troppo spesso, si dissolve nell’ombra dell’omertà e dell’incuria.