sabato, 20 Dicembre 2025
Il Quotidiano di Palermo - Testata telematica registrata al Tribunale di Palermo n.7/2025 Direttore responsabile: Michele Sardo

Si è parlato delle problematiche e delle prospettive legate all'uso delle varie lingue

Dialetto e dialetti, un convegno a Palermo con gli esperti del settore

“In questi ultimi anni va emergendo una palese attenuazione della dialettofobia che purtroppo era stata alimentata da un’errata, perniciosa, e fuorviante pratica educativa e didattica. Pensiamo soprattutto agli anni del dopoguerra e ancora dopo, mentre si vanno consolidando atteggiamenti positivi filo dialettali”.

Lo ha detto il professore Giovanni Ruffino, presidente del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, relativamente alla percezione del dialetto da parte dei bambini e degli adolescenti. “È una percezione che va ulteriormente verificata, – aggiunge Ruffino – ma l’impressione, credo non fallace, sia questa”. La riflessione, che fa riferimento all’attività di ricerca del Dipartimento guidato dal professore Ruffino, è stata fatta nel corso del convegno dal titolo: “Dialetto e dialetti. Percezione e usi, politiche linguistiche, percorsi didattici e letterari” che si è svolta recentemente nel capoluogo siciliano.

Tre giorni di dibattiti e confronti

Palazzo dei Normanni, Palazzo Steri e l’Hotel Camplus sono state le sedi delle tavole rotonde che hanno visto per tre giorni confrontarsi linguisti, scrittori, giornalisti, insegnanti, dialettologi, laureandi, sulle varie tematiche in discussione durante i dibattiti. Nel corso degli incontri, oltre all’uso del dialetto da parte dei giovani, si è parlato tra le altre cose, degli usi linguistici e dialettali in famiglia, in letteratura, delle differenze dialettali tra le varie zone di una stessa regione e del dibattito politico inerente alla salvaguardia dei dialetti.

Barbara Turchetta, Unibg

Tra i tantissimi interventi che si sono susseguiti durante le tavole rotonde, segnaliamo quello di Barbara Turchetta, dell’Università di Bergamo. “E’ evidente – ha affermato – che la società italiana è radicalmente cambiata, che la scolarizzazione diffusa ha cambiato una serie di conoscenze del territorio e in relazione con il territorio. Ad esempio, il lessico della botanica sta svanendo perché lo stesso accade al rapporto con la natura che invece nell’Italia preindustriale era connesso allo stile di vita. &;Quella che stiamo perdendo – ha aggiunto Barbara Turchetta – è proprio la connessione forte tra i valori, i patrimoni culturali, le conoscenze, le competenze tecniche tradizionali tra virgolette e l’apparato linguistico che serviva a veicolare queste informazioni”.

Il siciliano va studiato e amato

“Il siciliano non dovrebbe mai essere mummificato riducendolo ad una cosiddetta lingua standard. Lasciamolo vivo direi! Ma continuiamo a studiarlo e ad amarlo perché produce discussioni letterarie sempre nuove”. Queste tra le altre, sono state le parole pronunciate da Giuseppe Lazzaro Danzuso, giornalista e scrittore catanese.

22.7 C
Palermo

Seguici sui social