lunedì, 1 Settembre 2025
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La missione della commissione Hous e la partita dei fondi: tra promesse, attese e rischi di ennesime incompiute

Commissione HOUS a Palermo, 400 milioni dall’Europa per le politiche abitative in Sicilia

La visita della commissione HOUS del Parlamento europeo, attesa a Palermo il prossimo 18 settembre, non è soltanto un evento istituzionale: è un banco di prova per la città e per la Sicilia intera. Sul tavolo c’è un budget di circa 400 milioni di euro destinato alle politiche abitative dell’Isola, parte di un pacchetto più ampio da 15 miliardi che l’Europa intende mobilitare per contrastare emergenza casa, marginalità sociale e degrado urbano.

L’eurodeputato Marco Falcone, che ha spinto perché Palermo fosse inserita tra le tappe della missione insieme a Milano, parla di «opportunità straordinaria». Ma la storia recente delle politiche di coesione racconta anche un’altra verità: le risorse spesso ci sono, ma faticano a trasformarsi in interventi concreti. Il nodo, infatti, resta la capacità amministrativa di comuni e regioni, troppo spesso intrappolata tra burocrazia, progettazioni incomplete e tempi incompatibili con le urgenze reali.

Palermo incarna in pieno queste contraddizioni. Da un lato, la città è simbolo di un bisogno abitativo drammatico, con migliaia di famiglie in graduatoria per una casa popolare e interi quartieri che attendono da decenni interventi di rigenerazione. Dall’altro, è anche il luogo dove si misura la distanza tra l’annuncio politico e la sua realizzazione. Accogliere la commissione europea significa mostrare il volto delle emergenze, ma anche dimostrare di avere strumenti e idee per trasformare i fondi in progetti.

Il contesto nazionale aggiunge un altro tassello. Il governo Meloni ha annunciato un nuovo Piano Casa, mentre la Banca europea degli investimenti si prepara a mobilitare 10 miliardi nei prossimi due anni. Una cornice che potrebbe fare della casa la nuova frontiera di consenso politico, proprio come lo furono in passato infrastrutture e grandi opere. Ma la vera sfida non sarà soltanto attrarre risorse: sarà governarle con trasparenza ed efficienza.

La missione del 18 settembre, dunque, rischia di essere un passaggio simbolico: occasione di confronto o, al contrario, semplice passerella istituzionale. Molto dipenderà dalla capacità di Palermo e della Sicilia di presentarsi non solo come luoghi che “chiedono” fondi, ma come territori che sanno programmare, investire e monitorare. Perché senza questa credibilità, i 400 milioni evocati rischiano di restare numeri sulla carta, mentre il diritto alla casa continuerà a essere, per tanti cittadini, una promessa disattesa.

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