La Commissione regionale Antimafia chiede alla Regione di revocare la concessione demaniale alla Mondello Immobiliare Italo Belga. Un atto netto, pronunciato “tutto d’un fiato”, come ha sottolineato il presidente dell’organismo, Antonello Cracolici, nel presentare la relazione sull’indagine avviata dopo le denunce del deputato di Controcorrente Ismaele La Vardera. Una relazione che non solo accende i riflettori sulle presunte irregolarità nella [coffice_banner slot="article_inline1"] gestione della spiaggia più iconica di Palermo, ma che arriva fino in Procura.
Al centro dell’inchiesta della Commissione c’è un elemento considerato “inaccettabile”: dal 2005 nessuno ha mai richiesto le certificazioni antimafia, nonostante l’ampliamento della concessione da 20 mila a 36 mila metri quadrati. “Temiamo che la Regione non abbia esercitato ciò che la legge la obbligava a fare”, ha spiegato Cracolici. “Il sistema di vigilanza è saltato”.
A complicare ulteriormente il quadro l’interdittiva antimafia firmata pochi giorni fa nei confronti della Gm Edil, la società che per anni ha svolto numerose attività in subappalto per la Italo Belga. Nell’organigramma dell’impresa figura Rosario Genova, incensurato, fratello di Bartolo Genova, condannato per mafia come presunto capo della famiglia di Resuttana. L’unica certificazione antimafia, rileva la Commissione, risale al 2024.
La relazione dell’Antimafia, approvata all’unanimità, elenca una lunga serie di criticità: mancata richiesta di documentazione antimafia, esternalizzazioni non autorizzate, violazioni del Codice degli appalti, assenza pressoché totale di controlli.
Dalla manutenzione di cabine e attrezzature alla pulizia ordinaria e straordinaria della spiaggia, dall’allestimento dei lidi alla posa delle boe: una mole di servizi che, secondo la Commissione, rientrava nelle attività proprie della concessione e avrebbe richiesto autorizzazioni mai richieste.
“La Italo Belga ha esternalizzato attività per cui era necessaria la preventiva autorizzazione dell’assessorato”, ribadisce Cracolici. “Anche per l’unica richiesta presentata, relativa all’ingresso di mezzi cingolati, non è stata chiesta la certificazione antimafia”.
La segretaria della Commissione, Roberta Schillaci, aggiunge un altro elemento polemico: “Quindici anni fa chiedevamo di liberare Mondello dalle cabine. Oggi scopriamo che attorno alla gestione della spiaggia ruotavano troppi interessi, talvolta opachi. Ora la battaglia è per ripristinare legalità e legittimità”.
Il caso rischia di aprire un fronte ben più ampio: la Commissione punta ora a verificare l’intero sistema delle concessioni demaniali in Sicilia. Si parla di 3091 titoli attivi, cui si aggiungono quasi 900 concessioni “brevi” rilasciate nel 2025. “Non abbiamo idea – ammette Cracolici – di come siano cambiati gli assetti societari né se i servizi siano stati esternalizzati. Temiamo criticità diffuse”.
Durissimo l’attacco di Ismaele La Vardera, che rivendica la paternità politica dei rilievi. “Ora si certifica ciò che denuncio da mesi: la concessione va rimossa”, afferma. “Come mai la Regione non ha mai chiesto la certificazione antimafia alla Gm Edil? È una gravissima omissione. I dirigenti vanno rimossi subito. Schifani, muto da mesi, adesso intervenga”. E chiama in causa anche l’assessore Tamajo, definendo Mondello “il suo feudo elettorale”.
Sulla stessa linea anche Carlo Calenda, leader di Azione: “Una situazione incredibile e medioevale. Finalmente qualcosa si muove. Ora il presidente Schifani deve agire”.
La società respinge le accuse e rivendica correttezza e trasparenza. In una nota serale precisa che molti affidamenti alla Gm Edil “non rientravano tra quelli soggetti ad autorizzazione” e che fino all’interdittiva di pochi giorni fa non esisteva alcun provvedimento ostativo.
La Italo Belga sottolinea inoltre di aver fornito documenti aggiuntivi alla Commissione e di aver interrotto “immediatamente” ogni rapporto con la Gm Edil dopo l’interdittiva: “Siamo certi che un esame non condizionato dalla campagna mediatica chiarirà ogni punto”.
Il caso Mondello si trasforma così in un banco di prova politico, amministrativo e giudiziario. La relazione dell’Antimafia apre scenari pesanti non solo per la concessione più discussa dell’Isola, ma per l’intero sistema balneare siciliano. Ora la palla passa alla Regione e al presidente Schifani, chiamati a decidere se confermare o azzerare un assetto che dura da decenni. Il futuro della spiaggia simbolo di Palermo, oggi più che mai, è un affare di Stato.



