È stato condotto in carcere Salvatore Baiardo, al termine di una giornata giudiziaria particolarmente tesa al Palazzo di giustizia di Firenze. Ieri, 2 dicembre 2025, il gelataio di Omegna, noto per i rapporti con i fratelli Graviano, è stato prelevato dagli ufficiali di polizia giudiziaria subito dopo l’udienza preliminare, in seguito alla contestazione di una presunta violazione degli arresti domiciliari che stava scontando a Trabia. Secondo gli inquirenti, Baiardo avrebbe incontrato una persona nella sua abitazione nonostante il divieto imposto dalle misure cautelari.
Baiardo è imputato per favoreggiamento personale e calunnia nei confronti del giornalista Massimo Giletti e dell’ex sindaco di Cerasa, Giancarlo Ricca, con l’aggravante mafiosa. L’accusa sostiene che le sue dichiarazioni, rese negli ultimi anni nel contesto delle indagini sui presunti mandanti occulti delle stragi del 1993, avrebbero avuto l’obiettivo di depistare e screditare ipotesi investigative delicate, in particolare quelle che collegano alcuni esponenti politici a Cosa Nostra nel periodo delle bombe contro giudici e patrimonio artistico.
Durante l’udienza, Massimo Giletti si è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Antonio Ingroia. La difesa di Baiardo ha invece presentato due eccezioni preliminari, su cui il giudice Fabio Gugliotta si è riservato di decidere prima di pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze. L’udienza è stata aggiornata in attesa della valutazione del giudice, ma la giornata si è chiusa con l’immediato arresto dell’imputato per la presunta violazione delle misure cautelari.
Baiardo è da anni al centro di interrogatori e approfondimenti investigativi legati al capitolo più oscuro della stagione stragista. In passato era divenuto noto per avere sostenuto di possedere una fotografia che ritrarrebbe l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi insieme ai fratelli Graviano. Successivamente aveva però riferito ai magistrati che quella presunta immagine era frutto di una falsa attribuzione, una marcia indietro che secondo gli inquirenti sarebbe stata funzionale a creare confusione e a minare la credibilità delle piste che intrecciano ambienti politici e vertici mafiosi.


