Un fotografo antimafia che imbratta con un pennarello una targa commemorativa all’interno del Giardino della memoria di Capaci: un gesto che potrebbe sbalordire e far gridare allo scandalo. Ma ciò vale solo per coloro che non conoscono Antonio Vassallo, tra i primi ad accorrere sul luogo della strage il 23 maggio 1992. Lui quei luoghi ce li ha dentro e ciò che ha visto in quel maledetto pomeriggio è una cicatrice che non va più via. Ed è per questo che il suo gesto non deve stupire. Dal 2022, da quando fu collocata nel giardino della memoria di Capaci dal SAP, sindacato di polizia, Antonio fa notare che la targa commemorativa che indica il tunnel in cui è stato piazzato il tritolo per uccidere Falcone, sua moglie e la scorta, è stata posta in un punto sbagliato. Il tunnel non è quello indicato dal cartello. Ma nessuno lo ascolta.
“Non ho imbrattato ma ho apportato una giusta e doverosa correzione – spiega il fotografo – . Quotidianamente devo precisare a centinaia di visitatori quale sia il vero tunnel. Visitatori che arrivano preparatissimi e vengono disorientati da questo cartello. L’ho fatto anche verbalmente il giorno dell’installazione. Ho tentato in tutti i modi di comunicare ai dirigenti di questo sindacato l’anomalia e di rimediare”.
Stanco di non essere ascoltato, Vassallo ha preso un pennarello e ha scritto sulla targa “falso”. Ad accorgersi del gesto i carabinieri che lo hanno denunciato.
“Per quasi 20 anni ho imbrattato il guardrail in autostrada con della vernice rossa, narrando le anomalie di quella stagione di sangue, narrando i depistaggi, le gravi negligenze investigative, le omissioni. Sono un imbrattatore seriale da oltre 32 anni, con un unico obiettivo: narrare quel 23 maggio. Da 32 anni “imbratto” anche la casina “no mafia” con quella vernice azzurra”.
Nel 1992 il rullino con le foto scattate da Antonio Vassallo sul luogo della strage di Capaci venne sequestrato da due individui che, a quanto pare, si spacciarono per poliziotti. Foto mai arrivate agli investigatori, assenti dagli atti giudiziari e mai più ritrovate. Il dubbio, non solo di Vassallo, è che quelle foto abbiano immortalato qualcosa o qualcuno che non doveva “apparire”.
Da anni, quasi quotidianamente, ai bordi di quell’autostrada e in quella che è stata ribattezzata la casina NO MAFIA, Vassallo si ritaglia un po’ di tempo per incontrare studenti e famiglie che passando da Capaci vogliono conoscere la storia di quel dannato 23 maggio 1992 e la successiva resistenza dei giovani siciliani.